Due persone sono state uccise il 4 aprile 2018 in provincia di Brescia da un uomo che si è poi dato alla fuga, prima di togliersi la vita. Le forze dell’ordine per oltre quattro ore hanno dato la caccia. Il killer suicida è Cosimo Balsamo, pregiudicato bresciano di 62 anni, originario di Brindisi.
Intorno alle 11 l’uomo si è presentato in un capannone industriale a Flero, periferia sud di Brescia, dove ha sede la ditta Sga, azienda che commercia veicoli industriali.
Il personale all’ingresso non ha aperto la porta e così Balsamo ha scavalcato il cancello e ha fatto irruzione nei locali dell’azienda. L’uomo, armato, ha chiesto agli addetti della Sga di chiamare Elio Pelizzari, imprenditore titolare di una ditta che ha sede nelle vicinanze.
Quando se l’è trovato davanti, gli ha sparato. Elio Pelizzari aveva 78 anni. Secondo i carabinieri, prima di premere il grilletto, il killer avrebbe urlato: “Mi hai rovinato”.
Nella sparatoria è rimasto ferito anche Giampiero Alberti, titolare della Sga.
Balsamo è poi scappato a bordo di un’auto e ha ucciso un’altra persona a Carpeneda di Vobarno, sempre in provincia di Brescia, a una cinquantina di chilometri da Flero. Anche la seconda vittima è un imprenditore, James Nolli.
Nella zona di Vobarno è scattata la caccia all’uomo.
Intorno alle 16.00 è arrivata la notizia che il killer si è ucciso ad Azzano Mella, a una cinquantina di chilometri dal luogo del secondo omicidio e a 5 chilometri da Flero. L’uomo si è sparato all’interno dell’auto con cui era fuggito, nel parcheggio di un supermercato.
Balsamo il 9 gennaio scorso era salito sul tetto del Tribunale di Brescia e aveva minacciato il suicidio per protestare contro quella che lui riteneva una sentenza ingiusta emessa nei suoi confronti.
L’uomo nel 2009 era stato condannato per associazione a delinquere finalizzata al furto e riciclaggio. Il killer in precedenza aveva fatto parte della banda dei tir che derubava in tutto il nord Italia le aziende di trasporto di metalli.
Sia il ferito di Flero, Giampiero Alberti, sia la vittima di Carpeneda di Vobarno, James Nolli, erano suoi co-imputati in quel processo, che, oltre al carcere, lo aveva messo in gravi difficoltà dal punto di vista economico.
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