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Per il presidente dell’Inps, senza immigrati il sistema previdenziale italiano crollerebbe

Tito Boeri ha presentato a Montecitorio il Rapporto annuale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, mostrando gli effetti negativi della chiusura delle frontiere sulle pensioni degli italiani

Di Laura Melissari
Pubblicato il 4 Lug. 2017 alle 14:26 Aggiornato il 4 Lug. 2017 alle 14:39

“Bisogna dire la verità agli italiani: senza immigrati l’Inps crollerebbe”. A dirlo è stato il presidente dell’istituto di previdenza italiano Tito Boeri, che il 4 luglio ha presentato presso la sala della Regina di palazzo Montecitorio il Rapporto annuale dell’Istituto.

Proteggere nel cambiamento strutturale, rendere la mobilità meno socialmente costosa, riconsiderare i fenomeni migratori, rivalutare e sostenere la relazione positiva fra occupazione femminile e natalità: sono le sfide che dovranno essere affrontate nel medio lungo periodo.

Il presidente Boeri ha rassicurato sulla sostenibilità del sistema previdenziale del nostro paese, che nel 2016 è costato 3.660 milioni di euro – a fronte di circa 440 miliardi di euro di prestazioni erogate – contro i 4.531 milioni di euro del 2012.

“Chiudere le frontiere significherebbe una manovra economica in più ogni anno”, ha spiegato Boeri. “Se i flussi di entrata dovessero azzerarsi, avremmo per i prossimi 22 anni 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps”.

Oggi gli immigrati offrono un contributo importante al finanziamento del sistema italiano di protezione sociale e questa loro funzione è destinata a crescere nei prossimi decenni.

Gli immigrati che arrivano in Italia sono sempre più giovani. In termini assoluti si tratta di 150mila contribuenti in più ogni anno che compensano il calo delle nascite nel paese, la minaccia più grave alla sostenibilità del sistema pensionistico.

“Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendole che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”, ha sottolineato il presidente dell’Inps. “Siamo consapevoli del fatto che l’integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi e che il problema dell’integrazione dei rifugiati è per molti aspetti ancora più complesso”.

“È anche vero che ci sono delle differenze socio-culturali che devono essere affrontate e che l’immigrazione, quando mal gestita, può portare a competizione con persone a basso reddito nell’accesso a servizi sociali, piuttosto che nel mercato del lavoro”, ha continuato Boeri.

Il presidente dell’Inps ha infine chiesto di cambiare la denominazione dell’Istituto nazionale della previdenza sociale in Istituto nazionale della protezione sociale. “Non ci sono oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Non servirà neanche cambiare l’acronimo sulle nostre sedi”, così da rispecchiare meglio quello che l’Inps effettivamente fa.

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