Il caso Cesare Battisti continua a tenere banco. Stavolta nel mirino c’è l’ex presidente brasiliano Luis Ignacio Lula da Silva che aveva concesso all’ex terrorista Cesare Battisti un permesso di soggiorno permanente in Brasile.
Era il 1988 quando Lula prese l’impegno con Giorgio Napolitano di consegnare il latitante alle autorità italiane. Ed è di questo impegno poi non mantenuto che scrive Napolitano oggi in una lettera a La Stampa.
“Durante gli anni della mia Presidenza” ricorda il capo dello Stato emerito “la questione Battisti è stata sempre al centro dell’attenzione mia e dei governi italiani: ricordo in particolare le mie iniziative di protesta e di sollecitazione nei rapporti con il presidente Lula, sia per via diplomatica ed epistolare, sia personalmente soprattutto in occasione della sua visita in Italia nel novembre del 2008, e successivamente durante il vertice G8 dell’Aquila del luglio 2009”.
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Il presidente aggiunge che “con Lula avevo avuto un importante momento, anche polemico, di confronto e chiarimento politico già in occasione di una mia visita politica in America Latina nel lontano 1988. Sapevo dunque” prosegue Napolitano “di poter contare su un atteggiamento di forte vicinanza e rispetto da parte sua, su un’autorevolezza che spesi nei suoi confronti per sollecitarlo fortemente a decidere l’estradizione e la consegna alla giustizia italiana del criminale Battisti”.
In quel momento, rivela Napolitano, “ottenni un netto impegno, che tuttavia non mantenne, cedendo alle pressioni della componente estremista della sua maggioranza e del suo governo”.
E “credo che abbia avuto modo successivamente di capire il suo errore, finendo per lasciare la paternità e il merito dell’ordine di consegna di Battisti a un Capo di governo che oggi esprime un indirizzo politico ben lontano dalla sinistra”, osserva Napolitano, il quale sottolinea in conclusione che “decisivo comunque è stato il contributo delle forze di polizia italiane alla cattura del criminale latitante”.
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