Il 7 aprile il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha presentato a Palazzo Chigi, insieme all’amministratore delegato di Enel Francesco Starace, il piano che prevede la realizzazione di strutture che permettano di portare la banda larga – ovvero internet veloce – a tutta la popolazione italiana entro il 2020.
Attualmente la velocità media della connessione internet in Italia è pari a 8,73 mega bps, e rappresenta la seconda più lenta nell’Unione europea dopo la Croazia.
L’obiettivo del piano del governo è portare la velocità in tutto il territorio italiano a 30 megabit al secondo e oltre la metà degli abbonamenti a internet a una velocità di almeno 100 megabit al secondo entro il 2020.
Il 29 aprile, in occasione del 30esimo anniversario dell’arrivo di internet in Italia, saranno lanciate le gare per la realizzazione dei primi cluster – i server ad alto potenziale necessari per la creazione della banda larga -, che permetteranno di portare internet veloce nelle prime 224 città, tra cui le principali sono Bari, Cagliari, Catania, Perugia e Venezia.
Per questa prima parte del piano, l’Enel ha investito 2,5 miliardi di euro con l’obiettivo di fornire internet veloce a 7,5 milioni di italiani.
Al fine di realizzare questo ambizioso progetto, l’Enel ha costituito una nuova società partecipata, Enel Open Fiber, che si occuperà proprio dell’installazione della banda larga e che lavorerà a questo progetto in partnership con gli operatori telefonici Wind e Vodafone.
Questo accordo esclude Telecom Italia, la più grande azienda italiana in materia di telefonia, e potrebbe avere su di essa ripercussioni di un certo livello. Secondo i sindacati, infatti, potrebbero arrivare fino a 15mila esuberi tra i dipendenti e potrebbe danneggiare il primato dell’azienda nel settore delle comunicazioni.
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