La democrazia, come tutte le forme di partecipazione, è fatta di regole e meccanismi. Questi meccanismi, però, talvolta possono trasformarsi in armi in mano di un candidato, che attraverso un’azione apparentemente dannosa per sé stesso, può riuscire a raggiungere un obbiettivo.
Si tratta ad esempio delle liste civetta del Mattarellum, che per aggirare il meccanismo dello scorporo avrebbero avuto maggior successo prendendo meno voti. Ma si tratta anche di quanto accaduto a Trapani nel ballottaggio alle amministrative del 25 giugno 2017.
Nel primo turno di queste elezioni, l’11 giugno, erano arrivati al ballottaggio Girolamo Fazio, candidato dell’UDC e di parte del centrodestra, e Pietro Savona, sostenuto dal PD. Poco alle loro spalle, escluso dunque dal ballottaggio, il candidato sostenuto da Forza Italia Antonio D’Alì.
Fazio, tuttavia, ha raggiunto il primo posto alle elezioni mentre era al centro di un’indagine che aveva portato, nel maggio 2017, al suo arresto. L’accusa nei suoi confronti era quella di favoreggiamento verso la linea di aliscafi Liberty Lines, di proprietà dell’armatore Ettore Morace.
Rimasto ai domiciliari fino al 3 giugno, il 13 dello stesso mese, due giorni dopo il ballottaggio, Fazio ha annunciato di ritirarsi dal ballottaggio, nonostante avesse ottenuto più voti di chiunque altro al primo turno. Il candidato ha dimostrato poi di fare sul serio quando ha deciso di non presentare la lista di assessori necessaria come parte della documentazione per accedere al ballottaggio.
La legge elettorale dei comuni siciliani è infatti leggermente diversa da quella del resto d’Italia. Per vincere al primo turno, infatti, è necessario il 40 per cento dei consensi e ogni candidato deve presentare una lista di assessori da nominare in caso di elezione.
In questo modo, Fazio si è autoescluso dal ballottaggio, lasciando da solo Pietro Savona.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, la scelta di Fazio è però un insolito stratagemma per riuscire a risolvere i suoi problemi con la giustizia e ricandidarsi quanto prima a sindaco di Trapani ma senza essere indagato.
In caso di elezioni amministrative con un solo candidato, infatti, non basta arrivare primi – fatto matematico – per essere eletti. Serve infatti che almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto si rechi al voto, fatto non necessario in elezioni con più candidati, perché l’elezione sia valida. Diversamente, al posto del sindaco verrebbe nominato un commissario facente funzioni il cui mandato in genere dura circa un anno.
A Trapani, al primo turno, aveva votato il 58 per cento degli aventi diritto al voto. Una percentuale non particolarmente superiore al 50 e che, tra il calo fisiologico dell’affluenza ai ballottaggi e i voti di Fazio distanti dalle urne, sarebbe molto probabilmente scesa sotto il quorum.
Secondo Repubblica, quindi, Fazio avrebbe deliberatamente puntato al commissariamento per potersi così ricandidare tra un anno dopo aver chiarito la propria posizione giudiziaria.
Il voto è andato esattamente così. Solo Pietro Savona presente sulla scheda elettorale, appena il 26 per cento di affluenza e nessun sindaco eletto, quindi commissariamento. Possiamo però facilmente immaginare una serie di ricorsi visto l’insolito caso.
Secondo alcuni, infatti, qualora un candidato qualificatosi al ballottaggio dovesse per un qualsiasi motivo non parteciparvi, non dovrebbe svolgersi un voto a candidato unico ma qualificarvisi il terzo.
Nel 2013, ad esempio, a Sulmona, in Abruzzo, il candidato Fulvio Di Benedetto morì a pochi giorni dalle elezioni, ma si qualificò ugualmente al ballottaggio arrivando secondo. Tuttavia, non essendo eleggibile, il suo nome non fu ammesso al ballottaggio e, in quell’occasione, fu ammesso al secondo turno il candidato arrivato inizialmente terzo, che risultò poi a sorpresa eletto sindaco.
Va però detto che la legge elettorale siciliana è leggermente diversa da quella nazionale e, per questa ragione, non è detto che il caso Sulmona possa essere un precedente paragonabile a Trapani.
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