La Borsalino, storica azienda di cappelli con sede ad Alessandria, è fallita. Il giudice Caterina Santinello, presidente del tribunale civile della città piemontese, ha emesso oggi la sentenza rigettando la seconda richiesta di concordato preventivo presentata dal cda della società, dopo quello che era stato revocato a dicembre 2016.
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L’azienda è stata coinvolta in un maxi-crac da Marco Marenco, 61 anni, ex “re del gas” imputato per la bancarotta fraudolenta delle sue società, con danni complessivi per oltre 3 miliardi di euro per debiti non pagati con le banche e imposte e accise non versate all’erario.
Marenco aveva tentato la strada del concordato, trovando anche un investitore, l’italo-svizzero Philippe Camperio. Con la prospettiva di acquisire l’azienda al termine della procedura, Camperio l’aveva presa in affitto, aveva saldato i debiti con l’Agenzia delle entrate sborsando oltre 4 milioni, poi aveva investito sia in macchinari che nella rete commerciale e in promozione.
Il cda è intenzionato a ricorrere in appello contro la sentenza. La causa si prevede che possa essere definita da febbraio in poi, salvo eventuali giudizi di terzo grado.
Se restasse il fallimento, la Borsalino andrebbe all’asta. La sentenza ha lasciato nell’incertezza i 134 dipendenti, che ora temono per la prosecuzione dell’attività.
La Borsalino nacque nel 1957 ad Alessandria grazie ai due fratelli, Giuseppe e Lazzaro, che crearono un laboratorio di cappelli.
Poi si trasformò in mito, soprattutto quando Humphrey Bogart ne indossò uno per la scena finale di Casablanca.
Il cappello di Borsalino divenne l’accessorio preferito di attori, politici e persino gangster, come Al Capone.
Tra i testimonial più celebri: Alain Delon, Jean-Paul Belmondo e Federico Fellini.
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