Autobus fuoco Roma | Giovedì 23 maggio 2019 un bus di linea ha preso fuoco, in pieno centro di Roma. È successo in via Sistina, dove è andato in fiamme un mezzo elettrico.
Non c’è stato nessun ferito. I vigili del fuoco sono intervenuti immediatamente e via Sistina è stata chiusa al traffico.
Ancora una volta un problema di insicurezza per i trasporti della Capitale.
Autobus fuoco Roma | Via del Tritone
Esattamente un anno fa, ,artedì 8 maggio 2018, intorno alle 10 del mattino, si è diffusa la notizia di un’autobus esploso in pieno centro a Roma.
In via del Tritone alcuni testimoni hanno udito un forte boato e, subito dopo, hanno visto un mezzo del trasporto pubblico capitolino avvolto dalle fiamme.
A prendere fuoco è stato un bus della linea 63 dell’Atac, l’azienda di trasporto pubblico di Roma. Nel giro di pochi minuti è stato chiarito che quanto accaduto era solo un incidente.
L’autobus ha preso fuoco accidentalmente. Non ci sono state vittime, poiché a bordo del mezzo non c’era nessun passeggero. Tuttavia una una donna è rimasta lievemente ferita ed è stata ricoverata in codice giallo all’ospedale San Giovanni di Roma.
La donna, una commessa del negozio proprio di fronte al punto dove il bus ha preso fuoco, si è affacciata ed è stata avvolta da una vampata di calore, riportando leggere ustioni a un braccio.
La domanda che in questo momento si stanno facendo in tutto il mondo è: come è possibile che a Roma gli autobus continuino a prendere fuoco?
Quanto avvenuto martedì 8 maggio è infatti tutt’altro che insolito nella capitale, al punto che in pochi, nell’immediatezza del fatto, hanno pensato a un attentato terroristico.
Solo a Roma un #autobus esplode in pieno centro e la gente individua subito nell’#atac il responsabile, e non pensa al terrorismo. La dice lunga sulle nostre emergenze https://t.co/AqKEKzd68l pic.twitter.com/PEw5Zcyi4C
— raffaella menichini (@menicr) 8 maggio 2018
Si tratta infatti del nono mezzo dell’Atac andato in fiamme dall’inizio del 2018. Nel 2017 erano stati addirittura 22.
Gli incidenti sono ormai talmente frequenti che sui social media si è diffuso da qualche tempo l’hashtag #flambus (che fa rima con Trambus, il nome precedente di Atac).
L’aspetto forse più grottesco è che il Comune si sia difeso affermando di aver ridotto, nell’ultimo anno, il numero di incidenti di questo genere.”Nel 2017 gli incendi si sono ridotti del 25 per cento rispetto al 2016″, ha sottolineato l’assessore capitolino alla Mobilità, Linda Meleo, dopo un sopralluogo a via del Tritone.
Grottesco perché, in una grande capitale europea, anche un solo autobus andato a fuoco dovrebbe essere considerato qualcosa di intollerabile, visto il pericolo per l’incolumità dei cittadini.
Lo vogliamo dire. Senza paura. Oggi poteva essere una strage. Ma in quale altra capitale d’Europa esplodono #autobus di linea? Quale? Questi scherzano, giocano con le vite dei cittadini e continuano a fare annunci. #bus #Roma pic.twitter.com/moVLjVQfFb
— Michele Galvani (@GalvaniM) 8 maggio 2018
Il Codacons, per bocca del suo presidente Carlo Rienzi, ha fatto sapere che chiederà di ritirare gli autobus dalla circolazione finché non sarà garantita la sicurezza dei passeggeri, e che nel frattempo verrà sporta una denuncia contro Atac per attentato alla sicurezza dei trasporti e procurato allarme.
“In Atac non c’è sicurezza. Oramai al conducente non resta che pregare che non succeda nulla, e non vogliamo pensare che cosa succederà quando arriverà il caldo, perché se aspettiamo che questa Giunta risolva i problemi, allora si che stiamo freschi. Anzi, bruciati”, ha detto a Roma Today Claudio De Francesco, segretario regionale della Faisa Confail, la Federazione dei Sindacati degli Autoferrotranvieri.
Per quanto riguarda l’incidente di Via del Tritone, l’autobus in questione, un Mercedes Citaro, era in circolazione dal 2003, e ha iniziato a prendere fuoco dalla parte posteriore a causa di un cortocircuito nell’impianto elettrico del mezzo.
Il conducente ha evacuato con prontezza tutti i passeggeri, evitando il peggio. Il sindacato degli autisti ha affermato che l’autobus aveva problemi di scarsa manutenzione.
L’Atac, in seguito ai precedenti incidenti, aveva già avviato una serie di indagini interne volte appunto ad accertare il livello di manutenzione dei mezzi e ogni altra possibile causa alla base di questi incidenti.
Tuttavia, come dimostra quanto accaduto in Via del Tritone, evidentemente la società concessionaria del trasporto pubblico di Roma non dispone di sufficienti risorse e di sufficiente organizzazione per effettuare una riparazione o una sostituzione dei mezzi a rischio. Mezzi che, ormai, sono eccessivamente vecchi e usurati.
Come riporta Agi, a luglio 2017 Bruno Rota, direttore generale dimissionario dell’Atac, aveva spiegato come l’azienda non avesse i soldi per riparare i bus guasti: “L’effetto combinato dell’anzianità del parco mezzi e l’impossibilità di fare interventi di manutenzione – aveva detto Rota – dato che non si trovano fornitori disposti a darci credito, fa sì che non si riesca a far fronte alle esigenze di normale funzionamento”.
C’è poi il problema dell’usura dei mezzi, come riportato dal sito Odissea Quotidiana, che sottolinea come “alcuni di questi bus iniziano il servizio alle 7 del mattino e lo finiscono alle 21 per poi riprendere il servizio sulle linee notturne da mezzanotte alle 5:30 e, dopo essere ritornati in deposito per i cicli di pulizia e rifornimento, prendono servizio sulle linee diurne. Queste vetture sono sfruttate al massimo e naturalmente aumenta la possibilità di inconvenienti che possono rivelarsi anche gravi, come gli incendi”.
Il risultato è che, per le strade di Roma, continuano a girare autobus non del tutto sicuri per i passeggeri.
In questo momento, per altro, un vero piano di riorganizzazione di Atac appare quantomeno complesso, con il referendum sulla privatizzazione dell’azienda, promosso dai Radicali, alle porte.
La consultazione popolare è stata rinviata dal 3 giugno, data inizialmente stabilita, all’autunno. Resta il fatto che, finché il futuro di Atac non sarà definito in maniera dettagliata, risolvere il problema della messa in sicurezza dei suoi mezzi di trasporto risulterà ancora più complesso.
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