Due superstiti del naufragio dell’imbarcazione nel Canale di Sicilia, avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 aprile, sono stati arrestati.
Si tratta del capitano della nave, tunisino, e di un membro dell’equipaggio, di origine siriana, che erano alla guida del peschereccio ribaltatosi nel Mediterraneo.
Gli uomini, arrivati a Catania tra i superstiti, sono ora accusati di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento d’immigrazione clandestina.
Secondo quanto dichiarato dai rappresentanti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, le vittime del naufragio sarebbero almeno 800.
A identificare i due presunti scafisti sono state alcune persone sopravvissute, giunte a Catania a bordo della nave Gregoretti.
Fondamentale è stata la testimonianza di un giovane superstite, proveniente del Bangladesh, che ha riconosciuto i due uomini come responsabili della nave, come riferito dal procuratore di Catania Giovanni Salvi.
Lo stesso migrante aveva rivelato ieri la possibilità che sul barcone ci potessero essere fino a 950 persone, molte delle quali chiuse nella stiva della nave.
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