Un articolo pubblicato martedì dal Financial Times ha rivelato che l’agenzia di rating più famosa al mondo, Standard and Poor’s, è stata accusata di aver agito illegalmente e di aver provocato un danno di 234 miliardi di euro all’Italia.
La notifica è pervenuta all’agenzia direttamente dalla Corte dei conti, organo di controllo italiano delle entrate e delle spese pubbliche. Secondo l’autorità contabile, infatti, l’agenzia Standard and Poor’s ha omesso di valutare nella sua attività di rating quella che il Financial Times chiama “la dolce vita”, cioè l’immenso patrimonio storico, artistico o di paesaggistico italiano che è la vera base della sua forza economica. Omettendo questi elementi, Standard and Poor’s ha operato continue e retrocessioni del debito pubblico del nostro Paese nel 2011 e nel 2012, influenzando i mercati e contribuendo all’aumento dello spread che ha avuto conseguenze disastrose per l’economia italiana.
L’azione contabile della Corte dei conti al momento è solo in una fase istruttoria e potrebbe dunque concludersi con una semplice archiviazione, ma ha già coinvolto, oltre a S&P, anche gli altri due “big” delle agenzie di rating: Moody’s e Fitch, colpevoli secondo la Corte dello stesso errore di valutazione.
Un portavoce di Moody’s ha fatto sapere che l’agenzia ritiene le accuse prive di fondamento, mentre l’agenzia Fitch ha dichiarato che “comprende le preoccupazioni della magistratura, ma ritiene di aver agito in ogni momento in modo appropriato e nel pieno rispetto della legge.” S&P dal canto suo ha definito le accuse “frivole e infondate“.
Nel suo comunicato, la magistratura contabile ha fatto sapere inoltre che attualmente qualsiasi quantificazione in merito al risarcimento è prematura, ma si è già aperto il dibattito sulla cifra spaventosa di 234 miliardi di euro cui ha fatto riferimento il Financial Times.
Secondo l’agenzia di stampa newyorkese Bloomberg si tratterebbe di una cifra ridicola dal momento che la società capogruppo di S&P, McGraw-Hill Financial, ha un patrimonio complessivo di 4.5 miliardi di euro, e quindi potrebbe entrare in liquidazione decine di volte senza riuscire a pagare l’enorme ammontare dei danni di cui è accusata. “Ma si tratta soprattutto di un sacco di soldi rispetto a quanti soldi ha ricevuto S&P per aver classificato il debito italiano, una somma che equivale a zero”, ha scritto Matt Levine, esperto di finanza, sul sito di Bloomberg.
Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha sottolineato inoltre che si tratterebbe di gran lunga della cifra più alta richiesta a titolo risarcimento nei confronti delle agenzie di rating o delle banche a seguito della crisi finanziaria e che equivarrebbe a una somma pari alla spesa pubblica italiana per un periodo pari a nove mesi.
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