Il 25 febbraio del 2003, quattordici anni fa, moriva l’attore, regista e sceneggiatore italiano Alberto Sordi, uno dei più
grandi di tutti i tempi.
Nato e cresciuto a Roma, figlio di un musicista, Sordi studiò canto lirico e si esibì per un certo periodo
sulla scena dell’opera come basso. Successivamente, dopo gli studi di
recitazione, iniziò a lavorare a Cinecittà come comparsa e doppiatore.
Seguì un periodo molto intenso durante il quale apparve in
numerosi film interpretando ruoli minori.
Il vero successo arrivò negli
anni Cinquanta, quando fu chiamato da due importanti registi italiani: prima Federico Fellini e poi Stefano Vanzina, in arte Steno, con cui lavorò a film intramontabili
quali Lo sceicco bianco, I Vitelloni, Un giorno in pretura, Un americano a
Roma.
Nel 1959, ne La grande guerra del regista italiano Mario Monicelli, dimostrò un talento
straordinario e la capacità di interpretare personaggi psicologicamente complessi.
Seguirono
poi ruoli eccezionali ne Il vigile, Il boom, Il medico della mutua,
raggiungendo l’apice negli anni settanta con il film, ancora una volta diretto da Mario Monicelli, Un borghese
piccolo piccolo.
A partire dagli anni Sessanta, Sordi si mise a lavoro come regista, ma i suoi più grandi ruoli si ricordano
nei film diretti da altri.
Restano memorabili le interpretazioni di Sordi nei suoi ultimi
film: in particolare ne Il tassinaro – insieme a Federico Fellini e Giulio Andreotti – e in Troppo forte o In viaggio con Papà, insieme a quello che da molti è stato definito il suo erede naturale, Carlo Verdone.
Morì il 25 febbraio del 2003, all’età di 82 anni, dopo una
lunga sofferenza dovuta a un tumore ai polmoni e a una forte forma di
polmonite e bronchite. Se ne andò nella sua casa di via Druso, a Roma, dove viveva con la sorella Aurelia, morta nel 2014.
Abbiamo scelto cinque indimenticabili scene di Sordi