Dopo 115 anni di storia italiana, la Fiat diventa globale. Ribattezzata Fiat Chrysler Automobili (FCA), la nuova società avrà la propria sede legale nei Paesi Bassi, il suo domicilio fiscale nel Regno Unito, e entrerà nella borsa di New York.
Grazie al diritto societario olandese, la sede ad Amsterdam permetterà alla famiglia Agnelli, che detiene poco meno del 30 per cento del capitale, di consolidare il suo controllo sul gruppo. Il domicilio fiscale a Londra comporterà vantaggi indiscutibili per la bassa tassazione dei dividendi. Infine, la società, che manterrà la quotazione secondaria a Milano, verrà quotata a Wall Street per accedere al capitale degli Stati Uniti. Il costo di questi vantaggi è dire addio alla lunga tradizione che da più di un secolo vede la Fiat come industria automobilistica italiana per eccellenza.
“La Fiat è un’icona italiana così come la pizza, il Colosseo o le gondole. Ma la fabbrica torinese ha deciso di dire addio alla sua terra”, scrive il francese Le Point, che parla di un vero e proprio choc nella penisola. Il presidente della commissione parlamentare per i trasporti ha parlato di “un colpo al cuore”, mentre secondo il presidente della regione Piemonte in questo modo si chiude una “lunga pagina gloriosa”. Tra i critici c’è chi teme che l’operazione comporti possibili tagli ai posti di lavoro negli stabilimenti italiani, anche se finora la società ha annunciato che tutto resterà invariato.
Al contrario c’è chi, come il presidente del consiglio Enrico Letta, ha accolto di buon grado la notizia, invitando gli italiani a essere orgogliosi che un gruppo nazionale diventi globale. “Oggi possiamo dire di essere riusciti a creare le solide basi per una casa automobilistica globale con un misto di esperienze e know-how a un livello pari a quello dei nostri migliori concorrenti”, ha detto l’amministratore delegato Sergio Marchionne, il quale ha definito la giornata di ieri come la più importante per la sua carriera.
Per il New York Times, “Anche se la fusione di Fiat e Chrysler è ora completa, nel quarto trimestre gli utili aziendali mostrano quanto si debba ancora fare per diventare una casa automobilistica equilibrata ed integrata”, infatti mentre la Chrysler ha riportato un utile netto di 1.18 miliardi di euro, la Fiat ha avuto risultati molto più modesti, con utili pari a 252 milioni di euro, che sarebbero stati molti meno senza i contributi della Chrysler stessa.
“La notizia della ristrutturazione arriva qualche ora dopo che la casa automobilistica ha abbassato le previsioni di profitto per il 2014 a causa dei risultati deludenti conseguiti durante il quarto trimestre dello scorso anno, trascinati da un netto peggioramento delle operazioni in America Latina”, ha scritto il Financial Times.
La Fiat, che ha acquisito integralmente la statunitense Chrysler questo mese, mira a completare con la ristrutturazione societaria le nozze con la compagnia americana entro il 2014. L’azienda torinese ha salvato la Chrysler dalla bancarotta cinque anni fa e ora è diventata un importante punto di profitto per il gruppo, contribuendo a compensare un crollo del mercato europeo che va avanti da sei anni.
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