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A ferro e fuoco, fumi tossici nella città eterna

Il libro-inchiesta è stato scritto da quattro giovani giornalisti vincitori del premio Morrione 2014 per la video-inchiesta Anello di Fumo

Di TPI
Pubblicato il 21 Gen. 2016 alle 12:45

Pubblichiamo qui di seguito un passaggio di A ferro e fuoco. Fumi tossici nella città eterna, libro scritto da quattro giornalisti vincitori del premio Morrione 2014 per la video-inchiesta Anello di Fumo.

DALLE ORIGINI A “MAFIA CAPITALE”

Eros ci conduce nella porzione di terra che si estende dietro al piccolo insediamento sinti. Anche qui le montagne di rifiuti ingombranti seguono lo sguardo fino alla parte opposta del campo, dove una pista di equitazione segna il confine con questa terra di nessuno. Ma quello che c’è in superficie è solo la parte più visibile del disastro ambientale che segna questo territorio. 

– Qua sotto c’è seppellito di tutto. Questo terreno era una discarica abusiva già prima che costruissero La Barbuta – confida la nostra guida.

Per spiegare l’affermazione di Eros basta fare un passo indietro, al momento dell’edificazione del campo rom La Barbuta. Il progetto risale al 2010, è il primo “villaggio attrezzato” del cosiddetto “Piano Nomadi” redatto dalla giunta Alemanno nel 2009. 

Quando viene dato il via ai lavori, le perplessità sono già tante. La superficie sorge su un’area sottoposta a vincolo archeologico in seguito al ritrovamento di una villa romana e, solo per questo, i rilievi necessari nella fase preliminare dei lavori sono costati un milione di euro. Anche le condizioni ambientali risultano precarie: la zona rientra nel cono di volo dell’adiacente aeroporto di Ciampino, si estende proprio sopra una falda acquifera e il terreno risulta già pericolosamente inquinato. I costi iniziali di bonifica sono ammontati a 530 mila euro, ma secondo alcuni abitanti del posto, Eros incluso, la gran parte dell’amianto presente è stato solamente spianato e interrato.


Durante i lavori, il Comune di Ciampino ha diffidato il Comune di Roma dal proseguire nell’edificazione e, nel frattempo, il Consiglio di Stato ha decretato l’inconsistenza dei motivi che hanno portato alla costruzione del campo. Ma la giunta Alemanno procedette in fretta e furia all’assegnazione degli appalti senza preoccuparsi di rispettare le regole dell’iter legale. D’altronde, l’illegalità si intreccia dall’inizio con la storia di questo territorio. 

– Qui si nascondeva uno dei boss della banda della Magliana, nel casale laggiù – ci racconta Eros indicando in direzione del rudere subito fuori del campo. Prima di essere ceduta gratuitamente al Comune di Roma, l’area apparteneva alla Cooperativa Consorcasa Regione Lazio posta sotto sequestro nel 1995 perché ritenuta società facente capo a Enrico Nicoletti 2, boss e cassiere dell’ex banda della Magliana.  

Per avere un’idea di quanto sia redditizio, per società e cooperative, il business dei campi rom a Roma, basta leggere le voci di spesa riportate dall’Associazione 21 luglio nel dossier Campi Nomadi S.p.A.3. Senza considerare le cifre relative alla gestione dei centri di raccolta, per gli otto “villaggi attrezzati” della capitale il Comune di Roma ha sborsato un totale di 16.360.219 euro solo nell’anno di riferimento. Una cifra così lontana dalla portata quotidiana, che si legge con difficoltà. 

Tra i costi elencati è compreso il servizio di presidio: un controllo all’ingresso di ogni campo che svolge anche una funzione di vigilanza nell’area interna. Con la giunta Alemanno, questa attività di controllo era stata appaltata per assegnazione diretta alla Risorse per Roma SpA ed era presente nei “villaggi attrezzati” di La Barbuta, Salone, Castel Romano, Camping River, Gordiani e Candoni. 

Quando abbiamo approcciato al problema dei roghi tossici e della presenza di ettari ed ettari di discariche abusive intorno e dentro ai campi, la prima questione che ci siamo posti è stata proprio relativa alla vigilanza. Come è possibile che vengano accesi roghi tossici quotidianamente e i responsabili siano lasciati liberi di agire indisturbati?

Come avviene che sia permesso di scaricare tonnellate di rifiuti ingombranti, trasportati da grandi camion, che difficilmente sfuggono all’occhio, senza che nessuno dei vigilantes lo impedisca o almeno denunci il fenomeno indicando i colpevoli?

Una risposta a queste domande ci è stata data, in parte, tramite un episodio grottesco che ci ha visto protagonisti durante una delle nostre visite a Eros. 

Proprio mentre siamo nel piccolo insediamento sinti, viene innescato un rogo tossico nel vicino campo rom La Barbuta e chiediamo a quella che ormai consideriamo la nostra guida di accompagnarci per capire cosa stia succedendo.

All’ingresso ci accolgono i guardiani della Risorse per Roma SpA, i tre uomini sono usciti dal gabbiotto e parlano tra loro senza badare al fumo nero che dal basso dei container sale verso il cielo. Quando chiediamo se ci sia un incendio in corso, uno degli uomini risponde sicuro, con un sorriso stampato in faccia, – Il fumo? No, non ve preoccupate, stanno a fa’ l’abbacchio!


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