L’8 settembre 1943 il maresciallo Pietro Badoglio, primo ministro del Regno d’Italia, rendeva noto al popolo l’armistizio di Cassibile, firmato il 3 settembre, che poneva fine alle ostilità tra l’Italia e le forze angloamericane.
Il 25 luglio del 1943, mentre la seconda guerra mondiale per l’Italia fascista stava volgendo verso il peggio (il 10 luglio gli angloamericani erano sbarcati in Sicilia ottenendo il controllo dell’isola in circa un mese), il gran consiglio del fascismo rovesciò Benito Mussolini, dittatore italiano dal 1922, sostituendolo con il maresciallo Pietro Badoglio.
Su questa scelta pesò molto anche il bombardamento di Roma, la capitale italiana, da parte degli alleati, realizzato il 19 luglio 1943, che causò la morte di circa 3mila civili e danneggiò gravemente il quartiere popolare di San Lorenzo.
Benito Mussolini venne quindi arrestato e messo al confino sul monte Gran Sasso, mentre gli Alleati tra il luglio e il settembre del 1943 riuscirono a prendere il controllo dell’Italia meridionale, di fronte alle deboli difese italiane.
Fu questa la situazione in cui versava l’Italia quando Pietro Badoglio firmò l’armistizio con gli anglo-americani, portando il Paese a un cambio di fronte: da alleata della Germania di Hitler, a cobelligerante degli Alleati.
Questo stato comportava, di fatto, la resa incondizionata dell’Italia agli Alleati, considerato da questi ultimi un requisito necessario per porre fine alla guerra con l’Italia.
Tuttavia, il fatto fu visto dalla Germania come un tradimento: su ordine di Hitler, le truppe tedesche occuparono a partire dallo stesso 8 settembre l’Italia centrosettentrionale, non controllata dagli Alleati, disarmando l’esercito italiano ormai allo sbando e deportando in Germania migliaia di militari.
Il re d’Italia Vittorio Emanuele III e il primo ministro Badoglio speravano in un intervento da parte dei paracadutisti alleati perché entrassero a Roma e la difendessero dai tedeschi, ma tuttavia questo non poté accadere a causa della disorganizzazione in cui l’esercito italiano si trovava.
Consapevoli che Roma sarebbe a quel punto caduta in mano ai tedeschi, il re e Badoglio lasciarono la capitale all’alba del 9 settembre, raggiunsero l’Abruzzo e si imbarcarono per Brindisi, controllata dagli Alleati. La fuga causò una certa indignazione tra la popolazione e fu considerata una macchia nella storia della monarchia italiana, che tre anni dopo venne sfiduciata dai voti degli italiani che scelsero il passaggio alla repubblica.
L’episodio della fuga di Vittorio Emanuele III e di Pietro Badoglio è ricordato anche nella canzone la Badoglieide, composta durante la guerra da alcuni partigiani.
Tra l’8 e il 9 settembre, le truppe tedesche arrivarono a Roma, dove l’esercito italiano insieme a migliaia di romani cercarono di difendere la città dall’esercito tedesco che, molto meglio armato, il 10 occupò definitivamente la capitale.
Il tentativo di difesa di Roma da parte dei suoi cittadini è tradizionalmente considerato il primo atto della resistenza italiana, il movimento di italiani che clandestinamente combattevano contro le truppe nazifasciste.
Il 12 settembre, le truppe tedesche con un’audace operazione liberarono Mussolini dall’albergo sul Gran Sasso dove era prigioniero. Il 18 settembre, l’ex dittatore annunciò la costituzione di uno stato fascista nei territori dell’Italia centrosettentrionale controllata dalla Germania, che il 24 novembre prese poi il nome di Repubblica Sociale Italiana, il cui governo aveva sede nella cittadina di Salò, sul lago di Garda.
Ebbe in questo modo inizio, nell’ambito della Seconda guerra mondiale, un conflitto interno all’Italia, che vide contrapposti anche italiani contro altri italiani, conosciuta come Guerra di liberazione.
Tuttavia, nell’Italia settentrionale, molti italiani chiamati alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana decisero di disertare e di formare brigate partigiane che combattevano contro le truppe nazifasciste. L’attività partigiana fu molto forte, e nel nord Italia portò in alcuni casi alla liberazione di alcune città prima ancora degli alleati.
Per reprimere l’antifascismo diffuso, tra il 1943 e il 1945 ebbero luogo alcune stragi di civili per mano delle truppe tedesche, come quella di Marzabotto, quella di Sant’Anna di Stazzema e quella delle Fosse Ardeatine, a Roma.
Il 25 aprile del 1945 le truppe alleate entrarono nelle maggiori città del nord Italia, ponendo fine al conflitto nella penisola. Nei giorni successivi anche quel poco che rimaneva dell’esercito tedesco e della Repubblica Sociale Italiana, ormai allo sbando, presenti nel Paese, vennero sconfitti. Il 28 aprile, a Giulino di Mezzegra, presso il lago di Como, alcuni partigiani riuscirono a catturare Benito Mussolini mentre tentava di fuggire in Svizzera e lo fucilarono.
Una scena del film di Gabriele Salvatores, Mediterraneo sull’8 settembre: