“Francamente eravamo concentrati sulla riapertura dei servizi per l’infanzia: non pensavamo di dover affrontare una nuova emergenza legata alle RSA e ai contagi degli anziani, ma adesso dobbiamo attrezzarci per risolvere questo problema”. Le parole di Valeria Braga, addetta stampa di Coopselios, interpretano perfettamente il sentimento di un’intera città. Milano stava già guardando, con una certa preoccupazione, alla riapertura delle scuole, pensando che la lunga serie di contagi nelle case di riposo fosse ormai alle spalle, quando i 24 casi di positività nella RSA Quarenghi si sono manifestati all’improvviso, come una doccia gelata sulla regione più duramente colpita dal Coronavirus. Si tratta di 21 pazienti, su un totale di 123, più 3 operatori, dato aggiornato a questa mattina.
Coopselios, cooperativa sociale con sede a Reggio Emilia, è un interlocutore davvero prezioso per inquadrare la situazione milanese in uno scenario più complessivo, visto che gestisce centri per tutte le utenze (anche disabili e minori) in sette regioni italiane. Nel ramo dei servizi per l’infanzia, si occupa anche dell’asilo istituito a Bruxelles in convenzione con il Parlamento Europeo, che accoglie 1.200 bambini. “Siamo una cooperativa attiva da 36 anni e con quasi 3.500 soci lavoratori. Non spetta a noi dire se siamo i migliori, ma siamo sicuramente bene organizzati. Lavoriamo prevalentemente per la Pubblica Amministrazione e, nonostante tutto quello che è successo negli scorsi mesi, con l’emergenza sanitaria e il lockdown, ce la siamo cavata piuttosto bene. Ce lo riconoscono anche i familiari, come dimostra il fatto che non c’è stata alcuna denuncia, anche laddove dei contagi ci sono stati”.
Il dato più significativo è dato proprio dalla capacità dimostrata da Coopselios di fronteggiare l’emergenza-Covid: “Al momento, a parte la RSA Quarenghi, non abbiamo nessun altro caso di positività nelle nostre strutture. In passato ci sono stati, come purtroppo capitato anche ad altre RSA, e ci sono stati anche dei decessi, che tuttavia vanno presi con beneficio di inventario perché l’età media dei nostri ospiti è di 85 anni, la maggior parte dei quali allettati e con gravi patologie, quindi è difficile dire da cosa siano state provocate realmente le morti. La maggior parte dei casi si è riscontrata nelle strutture nella zona di Milano, in linea con il dato generale della popolazione nazionale, mentre per quanto riguarda Veneto, Emilia-Romagna e Liguria le cose sono andate molto meglio”.
Un’altra constatazione sbalorditiva è che la RSA Quarenghi, prima di oggi, non aveva mai avuto alcun caso di Coronavirus, nemmeno durante la fase più acuta. Se questo dimostra la capacità della struttura di gestire una situazione non facile, a cosa si può attribuire l’improvvisa nascita di un focolaio così rilevante? “Non possiamo avere certezze sul punto – continua Braga – Ovviamente i nostri pazienti non sono andati in ferie, però ricevono visite dai parenti che invece ci sono stati, come i nostri operatori. Non possiamo fare congetture, ma dobbiamo ragionare su un dato di fatto: a parte un unico caso di anziano con la febbre, tutti i pazienti sono asintomatici, il che è anche piuttosto anomalo per quello che era stato l’andamento delle manifestazioni del Covid-19! Per questo motivo non abbiamo nemmeno un’idea precisa di quando in realtà siano avvenuti i contagi: se non fosse stato per quell’unica temperatura sopra la norma, non ce ne saremmo nemmeno accorti”.
Non è quindi possibile, almeno al momento, stabilire alcuna relazione tra questo unico focolaio nella vastità del territorio servito dalla cooperativa e la promiscuità del periodo estivo, che ha certamente contribuito a molti contagi in giro per l’Italia. La sensazione è che il territorio della Lombardia continui a rappresentare una variabile fuori controllo, come parrebbe confermare anche un fatto decisamente particolare: “Il nostro unico paziente sintomatico è stato immediatamente ricoverato”, spiega Braga. “Gli altri dieci pazienti portati in ospedale, essendo totalmente asintomatici, non sono stati ricoverati perché non sono gravi. Pertanto, abbiamo ricollocato gli asintomatici nella struttura, seppure in isolamento, in attesa di essere ricoverati non appena le strutture ospedaliere comunicheranno la disponibilità dei posti letto per ora riservati a casi di maggiore gravità”.
Un elemento, quest’ultimo, decisamente allarmante, perché la dolorosa esperienza degli scorsi mesi purtroppo ci ha insegnato quanto sia difficile gestire i pazienti positivi nelle RSA: anche applicando i più scrupolosi protocolli di prevenzione, arginare il virus è veramente complicato. Se a fine agosto siamo già nelle condizioni di dover gestire in questo modo le nuove positività, anche l’ottimismo più coriaceo finisce con l’andare in crisi.
In vista della riapertura dell’anno scolastico e dei servizi per l’infanzia, Coopeselios si stava appunto attrezzando per riaccogliere i bambini nel modo più sicuro possibile e questa esplosione di casi nella struttura milanese l’ha costretta a rivedere le proprie priorità. Con un’apprensione comprensibile. La stessa dei cittadini lombardi, di nuovo alle prese con il fantasma di quella “strage degli innocenti” che ha già segnato in maniera indelebile tante famiglie.
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