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    Effetto Covid-19 sull’economia lombarda: i dati della crisi e le strategie per il rilancio

    La Borsa di Milano, cuore pulsante dell'economia lombarda (Foto: ANSA/Mourad Balti Touati)

    La moda continua a essere il fiore all'occhiello di un territorio che brilla anche nel campo sanitario e agroalimentare, ma il brusco calo delle esportazioni e dei livelli di occupazione è preoccupante. La Regione ha programmato interventi per 3,5 miliardi nel prossimo triennio

    Di Lorenzo Zacchetti
    Pubblicato il 17 Set. 2020 alle 13:12

    Qual è lo stato di salute dell’economia lombarda, dopo otto mesi di pandemia di Covid-19?

    Seppure in un contesto complessivamente molto difficile, il quadro è decisamente variegato, con notevoli differenze tra i singoli settori. La moda, ad esempio, continua ad essere il fiore all’occhiello della regione, con un valore complessivo superiore ai 90 miliardi di euro e un’occupazione pari a circa 90mila addetti sull’intera filiera, un quinto del totale nazionale. Il “Rapporto Lombardia”, che sarà pubblicato domani con Il Sole 24 Ore, fotografa l’elevata capacità competitiva delle aziende lombarde del settore sui mercati esteri: nel 2019 il suo export, al top in Italia, ha superato quota 14 miliardi di euro, circa un quarto del totale nazionale. Il primo sbocco commerciale sono gli Stati Uniti, seguiti da Francia, Cina e Hong Kong.

    La leadership della Lombardia è confermata dai dati della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi: le imprese della moda in Italia sono 218mila, 33mila delle quali si trovano in Lombardia, prima regione, seguita dalla Campania con 32mila e dalla Toscana con 27mila. Se Napoli è la prima provincia con quasi 21mila aziende, Milano è terza con 13mila imprese, ma eccelle nel design con oltre 2mila attività specializzate.

    Negli altri settori, le esportazioni rimangono a livelli critici, come evidenzia il Centro Studi Assolombarda: nel secondo trimestre 2020 la contrazione delle esportazioni lombarde è stata estremamente ampia e diffusa in tutti i settori e province, seppur con intensità diverse. Al calo di marzo (-13,1% rispetto all’anno precedente), è seguita la pesante contrazione di aprile (-40,8%), poi più contenuta a maggio (-29,8%) e a giugno (-10,1%). Nei primi sei mesi del 2020 le esportazioni in Lombardia sono diminuite del 15,3% su base annua, che equivale a una perdita di fatturato pari a 9,7 miliardi di euro, di cui nello specifico 3,2 miliardi a Milano, 634 milioni a Monza e Brianza, 236 milioni a Pavia e 121 milioni a Lodi.

    Il Rapporto Lombardia, curato per Il Sole 24 Ore dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, analizza anche un altro settore tradizionalmente forte nella regione: quello della Sanità. In particolare si focalizza sul San Gerardo di Monza, che tra un mese sperimenterà il vaccino anti Covid: “Non è un caso che la sperimentazione di fase 1 venga condotta nel centro di ricerca della Asst di Monza – sottolinea il d.g. Mario Alparone – Il nostro centro di Fase 1 è infatti uno dei pochissimi che può condurre test su volontari in Italia (sono 11 in totale, ndr) e uno dei tre centri che si trovano in un ospedale pubblico”.

    Nel settore dell’industria, il Rapporto cita invece come caso positivo quello di Technoprobe, azienda lecchese produttrice di schede che testano i chip, la quale ha registrato ordini in corsa, ricavi in progressione a doppia cifra, una nuova tornata di investimenti e assunzioni. Un investimento pari a 30 milioni è stato destinato a un nuovo stabilimento ad Agrate Brianza. Neanche per il competence center del Politecnico in Bovisa l’agenda si è fermata: sono stati ultimati i lavori e selezionati i progetti tramite un bando che è andato oltre le previsioni: 71 le domande, da cui sono stati selezionati 20 progetti che partiranno a novembre.

    In merito a questo comparto, i dati del Centro Studi di Assolombarda pubblicati su “Genio & Impresa” fotografano un lento recupero della produzione dopo il lockdown: a luglio il paragone con lo stesso mese del 2019 ha registrato un -8%, contro il -14% di giugno. Sull’export pesa la crisi del commercio mondiale, che fa perdere alla Lombardia 9,7 miliardi di euro nel primo semestre 2020. Preoccupa anche il drastico calo dell’occupazione: tra aprile e giugno sono stati persi 110mila posti di lavoro. I comparti più colpiti sono: moda (-42%), automotive (-41,3%) e meccanica (-29%). Da sottolineare l’elevato ricorso alla cassa integrazione: tra aprile e luglio sono state autorizzate 454 milioni di ore, il 45% in più rispetto al record registrato nell’intero 2010.

    Sul fronte dei trasporti, il Rapporto Lombardia dedica un focus all’aggregazione tra Ferrovie Nord Milano e Serravalle, che apre nuovi scenari in Lombardia. Nasce, sul modello di Anas, un soggetto capace di integrare in maniera forte la mobilità su ferro a quella su strada, sfruttando il digitale per creare sinergie per il sistema dei trasporti. Un gruppo che genererà valore anche per gli azionisti, con la capacità potenziale di distribuire 60-70 milioni l’anno di dividendi. L’obiettivo di Fnm è rilevare anche il 4% in mano alla Camera di Commercio e salire al 100% del capitale in modo da ottenere il rinnovo diretto della concessione senza gara, andando ben oltre il 2028, conseguendo così un ulteriore significativo incremento di valore.

    In merito all’industria alimentare, viene evidenziato lo stato della vendemmia in Franciacorta: le stime di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini attribuiscono all’intera regione una crescita produttiva 2020 del 10% circa, con un volume di oltre 1,4 milioni di ettolitri e ottime premesse sotto il profilo qualitativo. Attese che sia sotto il profilo quantitativo che sotto quello della qualità sono condivise in Franciacorta, la Docg che ha pagato un prezzo altissimo alla pandemia sia sotto il profilo delle vite umane che sotto quello economico.

    Il principale freno al mercato è stato rappresentato dalla chiusura forzata dei ristoranti, in quanto lo spumante metodo classico bresciano è commercializzato con percentuali superiori al 70% proprio nel canale horeca. Tuttavia, già nel corso dei mesi estivi sono stati registrati segnali di risveglio del mercato, grazie all’enoturismo. Quest’ultimo dato è particolarmente incoraggiante, soprattutto se letto nel contesto di un quadro nazionale invece negativo, anche per via di una normativa fiscale poco attraente per i turisti internazionali. Secondo Stefano Rizzi, Country Manager di Global Blue Italia, società leader nel settore del Tax Free Shopping e nella consulenza in ambito di turismo e retail, “L’Italia rischia di perdere attrattività. Servono interventi immediati per allineare la normativa del Tax Free Shopping al resto d’Europa. Il Paese non può permettersi di non intervenire, soprattutto in un momento storico nel quale registriamo un crollo del settore del 90% rispetto allo scorso anno”.

    Anche per quanto riguarda l’export, l’agroalimentare rappresenta un’eccellenza non solo della Lombardia, ma in generale del Made in Italy. L’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2020 evidenzia infatti una resistenza alla crisi sui mercati esteri che ha fatto diventare la filiera agroalimentare con 538 miliardi di valore la prima ricchezza del Paese reagendo meglio degli altri settori al drammatico impatto della pandemia da Covid-19. Quella agroalimentare è una realtà allargata dai campi agli scaffali che garantisce – evidenzia la Coldiretti – 3,8 milioni di posti di lavoro e vale il 25% del Pil grazie all’attività, tra gli altri, di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.

    La forza del nostro Paese in questo campo si spiega anche con la biodiversità. “Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Il Belpaese è il primo produttore UE di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole”. E proprio alla creazione di una filiera della nocciola sta “guardando con interesse” la Regione Lombardia, che per bocca dell’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi la definisce “un’opportunità importante per l’agricoltura urbana e periurbana e anche per l’impatto corretto che esprime anche in contesti tutelati. Non richiede infatti trattamenti particolari, si inserisce correttamente dal punto di vista paesaggistico ed è improntata alle regole dell’agricoltura biologica”.

    Per far fronte ai nuovi bisogni di un territorio fortemente segnato dalla crisi sanitaria, vale la pena ricordarlo, la Regione Lombardia ha approntato un piano di interventi che, nei prossimi tre anni, impegnerà 3,5 miliardi di euro. Dal 24 settembre partirà il “tour” istituzionale nelle Province interessate per presentare i singoli interventi.

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