Confcooperative e Legacoop Lombardia scrivono al Presidente della Lombardia Attilio Fontana: “Su DPI e RSA gestione insufficiente. Bisogna fare i tamponi ai lavoratori di categorie riconosciute come servizi essenziali”
Dopo le richieste di misure restrittive inascoltate il movimento cooperativo punta il dito sulla fornitura di DPI e l’insufficiente gestione dell’emergenza del comparto socio-sanitario esplosa con il caso delle RSA. Al centro della lettera anche le vicende speculative sul comparto lattiero-caseario e la richiesta dei tamponi per le categorie essenziali.
“Come principali associazioni del movimento cooperativo, ci siamo esposti nel supportare Regione Lombardia verso scelte più coraggiose, purtroppo mai adottate. Pur comprendendo le difficoltà del momento abbiamo più e più volte esposto la nostra preoccupazione per la carenza e le criticità nell’approvvigionamento di DPI”.
“A 50 giorni dalla zona rossa di Codogno non avere i DPI nella nostra regione, per ogni famiglia e per ogni lavoratore è un dato sconcertante insieme agli oltre 10.000 deceduti e tra questi amici e colleghi delle nostre imprese associate”, affermano Massimo Minelli e Attilio Dadda, presidenti rispettivamente di Confcooperative e Legacoop Lombardia.
“Non si tratta di una sterile polemica – continuano – ma riteniamo che queste stesse carenze abbiano condotto alle criticità più volte sottolineate e denunciate nella gestione dell’emergenza nel comparto sociosanitario rispetto alle strutture ospedaliere. Le polemiche e le inchieste di questi giorni sulle RSA ci danno tristemente ragione”.
“Se non fossimo in una situazione così tragica farebbero sorridere le dichiarazioni del Presidente di una associazione di categoria che sostiene che la causa del focolaio in Val Seriana siano gli allevamenti, o che si erge a paladino delle attività essenziali, mentre ad inizio marzo ha proposto ed ottenuto dalla Regione la sostanziale autoregolamentazione per il blocco delle attività, comunicata anche formalmente al Governo” spiegano Minelli e Dadda.
“A proposito di attività essenziali – chiosano – abbiamo assistito nelle ultime settimane a tristi vicende speculative da parte di esponenti di primo piano dell’industria lattiero casearia, gestite poi grazie all’intervento della cooperazione agroalimentare col supporto dell’Assessore Rolfi, di cui abbiamo apprezzato il coraggio nelle sue azioni e dichiarazioni”.
“Se abbiamo a cuore la ripresa rapida dell’economia, lavoriamo subito per definire al più presto una politica sanitaria di contenimento al contagio che si fondi sulla prevenzione e non solo sull’ospedalizzazione. Che garantisca, ad esempio, la somministrazione periodica dei tamponi” scrivono i presidenti di Confcooperative e Legacoop Lombardia. Tra le categorie elencate: medici di base, personale ospedaliero e socio-sanitario, compresi i lavoratori di RSA e Comunità, cooperative sociali e Terzo Settore, lavoratori dei servizi essenziali: grande distribuzione, logistica, trasporto, servizi di sanificazione, filiere agroalimentari. “Lavoratori che, in assoluto silenzio, stanno continuando a sostenere i servizi, senza i quali nessuna comunità può pensare di reggersi” concludono.
La cooperazione lombarda propone di individuare le modalità più adeguate per quarantene efficaci e per un servizio domiciliare innovativo di assistenza dei malati e delle fasce più fragili, come avviene in altre regioni italiane. Reinventare forme di assistenza alle famiglie, ai giovani, agli anziani valorizzando le competenze degli educatori e del complesso mondo della cooperazione lombarda. Infine la richiesta che vengano assicurate dalle istituzioni preposte, in tempi brevissimi, la disponibilità dei DPI e di tutti gli strumenti di prevenzione necessari.
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