Lombardia, Gallera spiega la fase 2: frenata sui test sierologici, nuove misure per ospedali e territorio
“Negli ospedali ci saranno aree-Covid, aree ‘grigie’ e aree Covid-free. Nelle aree ‘grigie’ saranno inseriti i pazienti in attesa di tampone o che magari, pur avendo un tampone negativo, hanno la polmonite”, così ha dichiarato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera a proposito della fase 2, nel corso della trasmissione “Pane al Pane” su Radio Lombardia. Incalzato dalla conduttrice Nicoletta Prandi rispetto al tema dei test sierologici, che secondo alcune anticipazioni giornalistiche saranno inseriti nella prossima delibera della Regione Lombardia, Gallera ha detto: “I test sierologici non hanno alcun valore diagnostico. Non servono a dire se io o Lei abbiamo il Covid oggi. Questo perché i test fotografano la presenza degli anticorpi, che siano recenti (IgM) o più vecchi (IgG). Tuttavia, chi non ha gli anticorpi non è detto che stia bene: potrebbe anche essere una persona malata, che sta infettando, ma che non ha ancora sviluppato gli anticorpi. E anche una persona che ha le IgG non è detto che non stia infettando nessuno in questo momento. Conosciamo tutti – e ne abbiamo parlato tante volte – persone che anche dopo un mese dalla fine dei sintomi hanno ancora il tampone positivo. Infine, non c’è nessuno scienziato che ci dice che non ci riammaleremo anche se abbiamo gli anticorpi”.
“Quindi io francamente faccio fatica a capire le motivazioni di questa corsa al test, se non da un punto di vista molto irrazionale ed emotivo. Peraltro i test rapidi fatti con la gocciolina hanno una puntualità relativa. Non a caso tutti coloro che fanno i test con la gocciolina di sangue devono poi fare anche il prelievo venoso, per avere conferma dell’esito. Sia l’ISS che il ministero della Salute dicono che poi serve la conferma di un tampone, perché il test ha un valore epidemiologico e non diagnostico. E così sarà previsto anche dalla nostra delibera. Ho voluto chiarirlo perché ci stiamo ragionando, ma attenzione: chiunque si imbarca in un processo come questo, se positivo, dovrà stare in isolamento fino a quando non verrà fatto un tampone”.
Gallera ha spiegato come ciò possa creare nuovi problemi al sistema sanitario: “Facciamo l’esempio (non così lontano dalla realtà) che tutti i lombardi facciano il test sierologico, presi dall’ansia di capire se sono positivi o no. Su 10 milioni di persone, calcolando un 10% di lombardi che si dice abbia fatto il Covid, avremo un milione di persone che dovranno fare il tampone. Per fare un milione di tamponi, considerando anche le tante persone che continuano ad ammalarsi e le tante che vanno in pronto soccorso per vari motivi, probabilmente ci metteremmo un anno”.
Nella fase 2 della gestione del Covid, la Regione Lombardia utilizzerà anche il supporto informatico Ma.Inf. (da “malattie infettive”): “In Regione lo usiamo da tempo e l’ATS di Milano lo ha adattato per i medici di medicina generale”. Ognuno di loro avrà quindi la possibilità di vedere l’elenco dei propri pazienti, con il relativo aggiornamento sul loro status clinico, ovvero se sono in isolamento, se sono risultati positivi, ecc. Questo “affinché il medico li prenda in carico, faccia la telesorveglianza ed eventualmente attivi il telemonitoraggio. Questo sistema, che stiamo ampliando e strutturando, sarà a disposizione di tutti i medici della Regione Lombardia”.
“Se nella prima fase la Lombardia è stata travolta da un’ondata gigantesca, la seconda fase che abbiamo appena iniziato è una fase che invece ci deve vedere molto attenti nel controllare il territorio e nell’isolare e ridurre o soffocare la diffusione del virus”. A questo proposito, Gallera ha parlato anche della necessità di ricorrere più frequentemente ai “Covid-hotel” per migliorare la gestione delle quarantene fiduciarie: “Nella delibera che abbiamo approvato ieri abbiamo previsto che i comuni verifichino l’idoneità delle abitazioni dei positivi, per eventualmente spostarli in hotel. Questa è una procedura che, partendo da zero, si è consolidata nelle ultime settimane. La Protezione Civile consente ai comuni di stipulare accordi con gli hotel, con un rimborso che viene fatto dalla Protezione Civile stessa. A Milano c’è l’Hotel Michelangelo che ha 300 posti, a oggi quasi tutti pieni. Dobbiamo sfruttare in maniera più sistematica questa opportunità”.
Tra quelli che Gallera considera “i punti fondamentali” della nuova fase c’è il ruolo affidato ai datori di lavoro, che devono misurare giornalmente la temperatura dei dipendenti, e nuovi accorgimenti per fare in modo che gli ospedali tornino ad essere luoghi sicuri, permettendo a chi ne ha bisogno di tornare a ricevere le cure necessarie, senza timore di rischiare il contagio. “Sorveglianza e monitoraggio li facciamo con i medici competenti e con i datori di lavoro. Ti misuro la febbre tutti i giorni e se hai 37,5° ti isolo, ne do immediata comunicazione all’ATS, eventualmente metto in isolamento anche i contatti diretti lavorativi, il medico di medicina generale si attiva sui familiari e poi tempestivamente l’ATS attiva la realizzazione del tampone. Questo è fondamentale per capire se c’è una persona con il Covid e lavorare sui suoi contatti stretti”.
“L’altro tema è sicuramente quello degli ospedali, sul quale stiamo lavorando. È chiaro che non avranno più le modalità del pre-Covid. Il Pronto Soccorso sarà sempre un luogo molto delicato e potenzialmente infetto, perché chi arriva (che abbia un problema respiratorio, ma anche un infarto o un trauma) potrebbe essere positivo. Quindi bisognerà fare dei tamponi a quasi tutte le persone che arriveranno, tenerle in isolamento fino al momento del tampone e poi una volta acclarata l’eventuale positività, collocarle nell’area specifica. Ci saranno aree-Covid, aree grigie e aree Covid-free. Prima degli interventi chirurgici programmati, verrà fatto il tampone per capire se chi entra in ospedale è una persona ‘pulita’ o con il Covid. E tutto il personale dovrà avere dei DPI molto precisi e stringenti“.
In merito alla possibilità di ritornare a tenere conferenze stampa quotidiane, come succedeva all’inizio della crisi, Gallera ha detto: “Sono stato il volto delle conferenze stampa nel momento in cui c’era una grande emergenza sanitaria. Quando abbiamo avuto dati che si andavano stabilizzando o riducendo, non c’era più bisogno che io li comunicassi. Quindi: io auguro a tutti di non dover tornare a raccontare i dati sanitari. L’ho fatto perché sentivamo come Regione il dovere di raccontare in maniera trasparente come stavano le cose e cosa stavamo mettendo in campo. Tornerò se ce ne sarà bisogno, quindi spero di no”.
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