Oggi è la sede di un ospedale di emergenza decisamente discusso, ma la Fiera di Milano è da cento anni protagonista della vita pubblica cittadina. Fu inaugurata esattamente cento anni fa, il 12 aprile 1920, da Luigi Bizzozzero, presidente del comitato promotore della prima Fiera che si svolgeva lunga i bastioni di Porta Venezia.
Il comitato era nato quattro anni prima, nel pieno della prima guerra mondiale, per iniziativa di un gruppo di imprenditori che intendeva dotare Milano di una fiera campionaria sul modello di quelle già esistenti a Lione e Lipsia.
Quando la guerra finì, il progetto venne fermato da un’altra crisi: l’epidemia dell’influenza spagnola che, in un curioso ricorso storico, attanagliava il mondo così come oggi fa il Coronavirus.
Ancora oggi non è compiuto il conteggio delle vittime della prima pandemia del XX° secolo: le stime oscillano tra i 30 e i 50 milioni in tutto il mondo.
Ed esattamente come oggi, nella Milano nel 1920 c’era voglia di rilancio, sulla scia del ricordo lasciato dai successi ottenuti con l’Esposizione Nazionale del 1881 e con quella internazionale del 1906, la prima “Expo” della storia meneghina.
Tre anni dopo l’apertura ai Bastioni, la fiera si trasferì nella zona oggi chiamata “Portello” e che allora era semplicemente indicata come “Piazza d’Armi”.
Negli ultimi anni ci si riferisce alla struttura come “Milano City”, in quanto il suo cuore pulsante si è spostato ai padiglioni collocati nei comuni di Rho e Pero, in una zona più esterna dell’area metropolitana, inaugurati nel 2005. Dieci anni dopo, proprio nel nuovo polo fieristico si svolge Expo 2015, un enorme successo sia per la città che per il suo CEO Beppe Sala, che l’anno dopo viene eletto Sindaco di Milano.
Dal decollo di Fiera Milano – Rho Pero nasce anche l’opportunità di ripensare l’utilizzo degli enormi spazi di Fiera Milano – City, con aree espositivi e centri congressi.
Nel 2014 la Fiera apre un bando per accogliere progetti per la nuova destinazione di un’area da 30.500 metri quadri, due padiglioni realizzati negli anni ’90 dall’architetto Mario Bellini, con un timpano sulla facciata come elemento distintivo.
Il bando lo vince il Milan, che in quel momento sta progettando di costruire un nuovo e avveniristico stadio di proprietà. Oltretutto, sempre nel 2014 la società rossonera ha costruito la nuova sede, “Casa Milan”, proprio alle spalle dell’area, in via Aldo Rossi. L’idea è quindi la nascita di una cittadella rossonera che funzioni sette giorni su sette, producendo redditi paragonabili a quelli delle principali squadre europee.
Proprio questo, tuttavia, lascia perplessi molti cittadini, che contestano le ripercussioni in termini di traffico su un’area che presenta il vantaggio di essere a due passi dall’imbocco dell’autostrada, ma che già risente dei notevoli flussi che vanno da Piazzale Lotto a City Life, con la frequentata arteria di viale Renato Serra proprio di fronte. Dopo un paio di mesi di rendering affascinanti, il Milan si tira indietro. Il motivo, si dice, è l’elevato costo di bonifica insito nell’operazione. E’ anche uno degli ultimi atti di Silvio Berlusconi alla guida del club, che da lì a breve cambierà proprietà in maniera tumultuosa.
La palla passa quindi al secondo classificato del bando: il Gruppo Vitali, che aveva proposto il progetto “Milano Alta”. Un centro polifunzionale capace di spaziare dall’alberghiero alla salute, dalla cucina all’intrattenimento, impreziosito da una green street ciclopedonale a sette metri di altezza. Il problema in questo caso è duplice: i canoni di affitto proposti dal Milan non sono alla portata di questa iniziativa, che oltretutto deve fare i conti con gli oneri di urbanizzazione da versare al Comune di Milano. Dalla stima iniziale di 17 milioni di euro si passa rapidamente intorno ai 40 e l’ipotesi tramonta.
Il resto è storia recentissima. E ancora ben lungi dall’essere conclusa. L’epidemia di Coronavirus spinge la Regione Lombardia a utilizzare gli spazi fieristici per costruire un ospedale di emergenza, dove collocare quei posti di terapia intensiva che le strutture ordinarie stanno per esaurire. A coordinare il progetto viene chiamato Guido Bertolaso, già responsabile della Protezione Civile nazionale, che tuttavia dopo qualche giorno viene contagiato egli stesso e finisce in cura al San Raffaele.
I lavori ovviamente continuano, seguiti passo passo dal Presidente della Regione Attilio Fontana e dall’assessore al Welfare Giulio Gallera. Inizialmente annunciano una struttura da 600 posti, da completare in una settimana. Il progetto è fortemente contestato sia da chi suggerisce di riattivare gli ospedali e reparti chiusi sul territorio, sia dal cardiologo Giuseppe Bruschi, Dirigente Medico I° livello dell’ospedale Niguarda.
“”L’idea di realizzare una terapia intensiva in Fiera non sta né in cielo né in terra… Una terapia intensiva non può vivere separata da tutto il resto dell’ospedale”, sostiene Bruschi.
“Una terapia intensiva funziona solo se integrata con tutte le altre Strutture Complesse che costituiscono la fitta ragnatela di un ospedale (dai laboratori alla radiologia, della farmacia agli approvvigionamenti, della microbiologia all’anatomia patologica); perché i pazienti ricoverati in terapia intensiva necessitano della continua valutazione integrata di diverse figure professionali, non solo degli infermieri e dei rianimatori, ma degli infettivologi, dei neurologici, dei cardiologi, dei nefrologi e perfino dei chirurghi… Quindi per vivere una terapia intensiva ha bisogno di persone, di professionisti integrati nella loro attività quotidiana multi-disciplinare”.
Il progetto risente anche di carenza di personale, al punto che la Regione Lombardia tenta di stabilire un accordo con i colleghi del Piemonte: in cambio del personale da inviare a Milano, ci sarebbero dei posti letto a disposizione dei pazienti piemontesi.
Secondo la testimonianza di un medico anonimo a Business Insider i pazienti attualmente ricoverati in Fiera sarebbero però appena tre: “L’altra notte dal Policlinico ci hanno mandato un paziente da intubare (il terzo, ndr) perché non avevano posto nella loro terapia intensiva. Quel paziente è la dimostrazione che l’ospedale in Fiera non aggiunge neanche un posto in più alle terapie intensive già presenti a Milano. Ci si limita a spostarle da un luogo ad un altro, in questo caso dicono che hanno portato in Fiera il personale della Mangiagalli”.
Al momento è difficile prevedere quale sarà il futuro di questa struttura, nata con criteri di provvisorietà, ma che secondo Fontana potrebbe invece rimanere anche in futuro.
Quello che è certo è che la Fiera di Milano rimane un pezzo di storia della città. E non solo. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto celebrarne il Centenario, inviando un messaggio al Presidente di Fiera Milano Enrico Pazzali: “E’ una ragione d’orgoglio oltre che di spinta a un ulteriore impegno. Per la città, la Lombardia e l’Italia intera. Nelle vicende di un secolo così intenso la Fiera di Milano è stata protagonista nei processi delle trasformazioni economiche e sociali, aprendo l’Italia al mondo, ponendo in relazione industria, commercio e società. Il made in Italy ha vissuto nella Fiera momenti generativi e dagli spazi espositivi ha ricevuto un forte impulso”
“Il sistema Fiera di Milano – prosegue il messaggio del presidente della Repubblica – ha saputo sviluppare la presenza del sistema imprenditoriale italiano sui più diversi mercati globali. La Fiera è stata motore e vetrina della vocazione di Milano ad essere metropoli italiana ed europea, vero e proprio traino di sviluppo per la Lombardia e l’intero Paese”.
“Fiera di Milano ha voluto segnare la celebrazione del suo Centenario – rinviata per l’emergenza sanitaria – ponendosi come parte attiva nella lotta al virus, con la realizzazione nei suoi padiglioni cittadini di un ospedale dedicato ai pazienti colpiti dal Covid-19. Ancora una volta al servizio della città, della regione, della protezione della comunità”.
“Nella prospettiva della ripresa della nostra attività produttiva, la Fiera campionaria si confermerà certamente un punto propulsivo di primaria importanza su cui l’Italia sa di poter contare”.
Sperando di poter presto tornarne a parlare come di un punto di riferimento per la ripresa economica, buon compleanno Fiera di Milano.
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