Da milanese, sono rimasto senza parole di fronte ad alcune scene di inspiegabile follia osservate in questi giorni in città. Nonostante l’allarme crescente, ci sono state violazioni delle restrizioni alla socialità nei locali, nei centri commerciali, sulla passeggiata lungo Darsena del Naviglio, tra chi è andato ad affollare le piste da sci come se nulla fosse e persino alla partenza dell’Inter per Torino, con centinaia di tifosi nerazzurri assembrati fuori dalla Pinetina per augurare buona fortuna ai loro beniamini in vista della sfida sul campo della Juve. Una sfida che, come noto, si giocherà a porte chiuse per prevenire la diffusione del Coronavirus.
Ma questo non impedisce ad alcuni miei concittadini e corregionali di mettere a rischio la salute propria e della collettività, unicamente per la passione per il calcio. Passione che nutro anche io, ma che in questo momento è francamente l’ultimo dei pensieri. Giusto un intrattenimento per queste ore di forzata clausura.
La più allarmante tra le scene di queste ultime ore è però l’assalto ai treni da parte di chi, dopo la pubblicazione della bozza del decreto con il quale il Governo stava per fare della Lombardia una sola grande “zona rossa” ha pensato bene di mettersi in viaggio per fuggire al blocco.
Con tutta l’indulgenza che si può avere nei confronti di chi ha comprensibilmente paura di una situazione del tutto nuova, finora vista solo nei film, si tratta di una doppia sciocchezza: intanto il decreto non impedisce il ritorno a casa, anche dopo la sua entrata in vigore, ma soprattutto questo esodo verso le proprie regioni d’origine rischia di diffondere il Coronavirus dove la situazione ancora non è critica come in Lombardia. Evidentemente non è bastato il pur eloquente “state a casa, babbei” di Burioni: siamo un popolo di furbetti, scaltrissimi nell’aggirare le regole alle quali siamo allergici.
Ma questa volta la posta in gioco è troppo alta: ogni comportamento sbagliato rischia di aggravare il peso su un sistema sanitario già boccheggiante. L’irresponsabilità dei singoli rischia di causare la mancanza di cure nei confronti di chi ne ha bisogno. Magari anche di noi stessi o dei nostri cari: va specificato, visto che un generico senso civico pare non basti ad autoregolarci.
“Colpa dei giornali”, hanno detto molti, polemizzando sulla pubblicazione della bozza del decreto, ancora non firmato. Troppo facile: i giornali fanno il loro dovere e orgogliosamente lo ha fatto anche TPI, oltretutto diffondendo un testo che era praticamente identico a quello firmato poche ore dopo, con minime modifiche.
La vera questione è comprendere perché questi documenti circolino prima della loro ufficialità (era già successo con la chiusura delle scuole). I giornali hanno il diritto/dovere di proteggere le loro fonti, ma la CNN ha scelto di rivelarle. Nell’annunciare le durissime restrizioni che stavano per entrare in vigore in Lombardia, la prestigiosa testata americana scrive che il testo della bozza di decreto le è stato inviato dall’ufficio stampa di Regione Lombardia.
Una scelta curiosa, se confermata, soprattutto considerando che la Giunta Regionale aveva prima invocato l’estensione della zona rossa e poi ne ha fortemente criticato le modalità. Una vicenda sulla quale sarebbe opportuno fare chiarezza, con la versione degli interessati. Intanto, si registra il tentativo di Michele Emiliano, al limite del disperato, che si rivolge “come un padre” ai pugliesi che stanno tornando a casa da Milano, chiedendo loro di scendere immediatamente dai treni, per non peggiorare una situazione già angosciante.
L’auspicato chiarimento è arrivato in serata tramite Lombardia Notizie, l’agenzia della Regione: “Con una lettera inviata al presidente della Regione Lombardia, Jonathan Hawkins, vicepresidente della Comunicazione CNN International (centro CNN SW0302K Atlanta) spiega che in merito alla polemica sull’anticipazione della bozza del DPCM ‘la CNN ha applicato i suoi rigorosi standard editoriali per verificare informazioni che erano già di pubblico dominio, sia sui siti italiani (tra cui il Corriere della Sera e La Repubblica) che sui media internazionali (tra cui Reuters e il New York Times). L’articolo online della CNN – spiega Hawkins nella missiva indirizzata a Fontana – è stato pubblicato alle 1:28 della mattina seguente. Comprendiamo appieno la preoccupazione dei governi regionali e nazionali riguardo alla necessità che le informazioni in circolazione siano accurate. A tal fine, i nostri corrispondenti hanno prestato molta attenzione a verificare che la bozza del documento che circolava su altri media fosse autentica e di questo hanno chiesto conferma a Regione Lombardia e altri contatti. Spero – conclude il dirigente della CNN – che questa mia nota possa chiarire ogni equivoco”.
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