La scelta di Beppe Sala di aderire ai Verdi Europei arriva come un fulmine a ciel sereno. In più occasioni, il sindaco di Milano aveva affermato di avere il Pd come “partito di riferimento”, pur non avendone in tasca la tessera. Distinzione, peraltro, sempre meno rilevante in un partito che fa eleggere il suo segretario in primarie aperte anche agli elettori non iscritti.
Una llaison consolidata anche dalle fitte interlocuzioni tra il primo cittadino milanese e i vertici nazionali del partito, al punto che il suo coinvolgimento in ruoli romani è stato ampiamente discusso. E da molti auspicato.
Lo si è sempre considerato un dem ipso facto, che probabilmente preferiva non prendere la tessera più per salvaguardare la sua terzietà di Sindaco (e quindi capo di una coalizione piuttosto composita), ma anche per attrarre più facilmente un consenso trasversale, in una città che tradizionalmente non è particolarmente di sinistra.
Sorprende quindi la sua scelta di scendere in campo, legandosi a una forza politica che ha certamente ampi margini di miglioramento, visto che il tema della transizione ambientale sarà il mantra dei prossimi anni, ma che in quelli precedenti non ha ottenuto risultati eccezionali, per usare un eufemismo. Soprattutto a Milano, l’appeal di chi si ispira ai valori ambientalisti è fin qui stato decisamente zoppicante, con molti ecologisti che hanno preferito farsi rappresentare dal M5S, dal Pd o da Milano in Comune.
Ma attenzione a non fare confusione: tali inciampi sono da ascrivere ai Verdi italiani, che lo stesso Beppe Sala negli scorsi mesi aveva duramente criticato per i loro insuccessi, al culmine di una tensione nei rapporti con una delle forze più critiche della coalizione. La spaccatura è poi stata ricucita, ma Sala ha scelto un altro partito: i Verdi europei, che in Italia sono rappresentati da “Facciamo Eco”, componente ecologica del Gruppo Misto parlamentare, nella quale sono confluiti Rossella Muroni (ex Leu) e Lorenzo Fioramonti (ex M5S).
Duri commenti sulla scelta di Sala arrivano sia da destra che da sinistra. Se Alessandro De Chirico (Forza Italia) lo incalza: “Adesso deve dire cosa pensa su alcuni temi, primo fra tutti l’abbattimento di San Siro”, il suo diretto rivale Gabriele Mariani (candidato Sindaco di Milano in Comune e Civica AmbientaLista) lo attacca così: “La sua amministrazione ha promosso investimenti immobiliari per i ricchi e non ha fatto nulla per il miglioramento dell’inquinamento e del traffico”.
Soprattutto, la svolta di Sala lascia il Pd di fronte a una serie di dubbi sulle ripercussioni che il riposizionamento del Sindaco avrà sulla prossima campagna milanese, che paradossalmente continua a vedere molto movimento nel centrosinistra che da dieci anni guida la città e una strana stasi nel centrodestra. Sono in avanzato stato di discussione le scelte dei progressisti in merito alle candidature (in Comune, ma anche nei Municipi del decentramento) e ai futuri equilibri di coalizione, che ora fanno i conti con un fatto nuovo. E decisamente inaspettato, nonostante le pubbliche enunciazioni di Beppe Sala rispetto alla formulazione di un’agenda green per la quale ora si attende un’accelerazione.