Un rimorchiatore in servizio presso le piattaforme davanti alla Libia ha soccorso i 120 migranti a bordo di un gommone che avevano lanciato un allarme nel pomeriggio di venerdì 23 novembre 2018.
A raccogliere l’allarme erano state le navi delle Ong Proactiva Open Arms e Mediterranea. Il rimorchiatore avrebbe raggiunto il gommone attorno alle tre di notte, secondo quanto si apprende da fonti italiane. La nave avrebbe poi recuperato i migranti e sarebbe in attesa dell’arrivo di una motovedetta della Guardia costiera libica, che ha comunicato alle autorità italiane di aver preso il coordinamento dei soccorsi.
La richiesta d’aiuto
Erano le 19,32 del 23 novembre quando un gommone in avaria nelle acque libiche ha lanciato l’allarme, chiedendo aiuto: “Imbarchiamo acqua. Correte, stiamo annegando tutti”. La piccola imbarcazione si trovava di fronte alla città di Zuwara. Secondo le prime indicazioni fornite dai volontari del servizio telefonico Alarm Phone, sarebbero 120 le persone a bordo del gommone, tra cui donne e bambini.
Immediatamente si sono attivate le navi della Ong spagnola Open Arms e il rimorchiatore italiano Mare Ionio del progetto Mediterranea, con a bordo anche il parlamentare di Leu, Nicola Fratoianni. Poco dopo le 22, le due navi si trovavano ancora a circa 80 miglia di distanza dal punto da cui è provenuto l’allarme.
🔴 BREAKING
120 persone rischiano di annegare adesso
Abbiamo informato MRCC ITA e su loro indicazione i libici, senza alcuna risposta
Il Gommone imbarca acqua, alcune persone già annegate
Noi siamo a più di 8 ore di navigazione
CHIEDIAMO UN INTERVENTO IMMEDIATO!#United4Med pic.twitter.com/P75qWEwGD7
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) 23 novembre 2018
Le coordinate sono state trasmesse dagli italiani che, avvertiti sin dal primo minuto dal ponte di comando della Mare Ionio, sono riusciti a localizzare il numero del telefono satellitare Thuraya che da cui era partita la prima chiamata, avvenuta poco dopo le 16. Così Mare Ionio è stata in grado di fornire le giuste coordinate del gommone sia agli attivisti sia alla guardia costiera libica per attivare le operazioni di soccorso.