“Non puoi imporre a una comunità di accogliere 100, 200 o 300 uomini tra i 18 e i 30 anni che girano tutto il giorno con le cuffiette nelle orecchie”. Il sindaco di Domodossola, Lucio Pizzi, non smorza la polemica nata ieri, 27 giugno, quando ha chiesto all’Asl di non vaccinare i bambini nella stessa stanza dei migranti.
Contattato telefonicamente da TPI.it, il sindaco dice che la sua città avrebbe accolto a braccia aperte “qualche famiglia siriana, mamma, papà e due bambini”, ma “se lei arriva qua coi pulmini e ci scarica 100 body builder che girano qui per la città, penso che la gente abbia anche ragione di preoccuparsi un pochino”.
Lucio Pizzi si difende dalle accuse di razzismo che gli sono state mosse. L’assessora regionale all’immigrazione lo ha accusato di voler “creare l’apartheid in Italia” per la sua richiesta all’Asl.
“La parola apartheid non mi appartiene, non ci penso neanche”, ha detto Pizzi a TPI. “Né tantomeno sono razzista”.
Il sindaco di Domodossola, piuttosto, si dice meravigliato. “Io ho ricevuto qualche segnalazione dei miei concittadini, che mi hanno presentato un disagio rispetto al fatto che, quando hanno accompagnato i loro bambini a vaccinarsi, si sono trovati in locali comuni con i migranti. Io ho scritto all’Asl, chiedendo di rassicurarmi o spiegarmi cosa fosse necessario fare”.
Il direttore dell’Asl, racconta Pizzi, gli ha risposto dicendo che “l’organizzazione in essere prevede sedute differenziate in modo che non ci sia mai coincidenza per le sedute vaccinali pediatriche, per gli adulti e per i richiedenti asilo”.
“Quindi loro differenziano già”, sostiene Pizzi. “Le faccio una battuta: Se io sono un razzista allora lo è anche direttore dell’Asl”, dice, precisando che lui pensa, prima di tutti, al benessere dei suoi cittadini.
I “palestrati”
Alcuni anni fa, Pizzi aveva fatto parlare di sé anche per la sua richiesta di dare un coprifuoco ai migranti per il rientro nei centri. “In quel caso me lo aspettavo di più”, dice quando gli chiediamo se anche in quel caso si è trattato di “strumentalizzazione”.
“Non ho paura di dire quello che penso”, dice, “In quei centri di accoglienza passa di tutto. I ragazzi cambiano continuamente. In questa città io non ho neanche una famiglia di siriani, ho ereditato dall’amministrazione precedente cento body builder“, dice. “Solo una decina di donne, nessuna siriana, tutte nigeriane. Per il resto tutti uomini palestrati, non vedo gente così emaciata e sofferente”.
Il viaggio, gli rispondiamo, viene ovviamente affrontato dalle persone più forti, che hanno anche maggiori chances di sopravvivere.
“Non ci dobbiamo nascondere che su quei barconi ci sono anche dei guerriglieri”, aggiunge il sindaco.
Perché parla di guerriglieri?, gli chiediamo.
“Non l’ho detto io. Ricordo di un procuratore che disse che c’era pericolo di infiltrazione terroristica”, dice riferendosi probabilmente alle dichiarazioni di Carlo Nordio, il procuratore aggiunto della procura di Venezia.
Quando gli chiediamo cosa pensa dell’attuale politica del governo sulle ong che salvano i migranti, il sindaco dice: “Non so quanto potrà essere efficace questa azione. È un problema che non può essere analizzato di certo da un sindaco di una piccola città come me. Certamente però un segnale andava dato. Come dico sempre: l’accoglienza è una cosa che una comunità deve fare a braccia aperte, non si può decidere sopra le sue teste”.
Il caso dei vaccini all’Asl
Il caso dei vaccini è scoppiato dopo che il sindaco di Domodossola ha pubblicato questo post su Facebook:
Il sindaco si chiede “se oggi è fantascienza pensare che dall’Africa arrivino persone con malattie che oggi da noi non ci sono nemmeno più, o che non siano controllati così bene”.
“Credo che un po’ di atteggiamento cautelativo non guasti”, dice.
Tutti i migranti che sbarcano sulle coste italiane, però, vengono sottoposti a dei controlli, gli facciamo notare.
Il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, che ha visitato centinaia di migranti, proprio in un’intervista a TPI.it di un po’ di tempo fa, ha detto: “in 25 anni non ho mai riscontrato tra i migranti nessuna malattia infettiva grave che potesse costituire un pericolo per l’Italia o l’Europa”.
Lucio Pizzi ribatte che “il commissariato di polizia di frontiera di Domodossola, che si occupa spesso di gestire situazioni che riguardano i migranti, negli ultimi 3-4 anni è stato disinfestato tre volte dalla scabbia.
Per la cronaca – quanto alla scabbia, Bartolo diceva: “preferisco averla cinque volte l’anno piuttosto che avere una sola volta l’influenza, perché di influenza si può morire mentre di scabbia non è mai morto nessuno”.
A Pizzi ha risposto l’assessora regionale all’Immigrazione e ai Diritti, Monica Cerutti. “Ritengo assurda la posizione del sindaco Pizzi che forse sogna di ricreare in Italia situazioni da apartheid”, ha detto.
“In un altro momento storico non avremmo dato peso alle sue parole deliranti, ma visto il clima che si respira nel paese crediamo importante ricordare che anche un italiano potrebbe essere potenzialmente portatore di malattie contagiose, magari contratte dopo un bel viaggio all’estero”.