Sull’indagine a carico del vicepremier Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti è arrivato un primo parziale verdetto favorevole al leader leghista, indagato per sequestro di persona.
Il Tribunale dei ministri di Palermo non ha infatti ravvisato alcun reato per il periodo in cui l’imbarcazione carica di migranti rimase bloccata al largo di Lampedusa.
A riferirlo è il Giornale di Sicilia, che cita alcune parti del fascicolo inviato dal Tribunale dei ministri palermitano a Catania.
Secondo il giornale, i magistrati hanno scritto che “nei primi giorni di intervento della nave Diciotti al largo di Lampedusa fu difeso meritoriamente dalla Guardia costiera l’interesse nazionale”.
Resta aperta, invece, la questione riguardante il periodo successivo, quello in cui la nave rimase ormeggiata al porto di Catania per cinque giorni senza che alle persone a bordo venisse consentito lo sbarco.
In pratica, il Tribunale dei ministri di Palermo ha scorporato il caso Diciotti in due fasi successive: la prima relativa al periodo 15-20 agosto, quando l’imbarcazione rimase bloccata in mare al largo di Lampedusa, e la seconda riguardante i cinque giorni di impasse al porto di Catania, dal 20 al 26 agosto.
Per la prima fase il collegio presieduto da Fabio Pilato non ha ravvisato alcun reato, mentre per la seconda fase si è dichiarato la propria incompetenza territoriale e ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo perché li invii al corrispondente ufficio di Catania.
Secondo uno stralcio del fascicolo riportato da Il Giornale, negli atti il Tribunale dei ministri ha scritto che tra il 15 e il 20 agosto ci fu “solo un’attività di pressione diplomatica nei confronti di Malta, perché adempisse i doveri previsti dalle convenzioni internazionali che regolano il salvataggio e l’accoglienza dei flussi migratori”.
“Poi la nave fece uno scalo nei pressi di Lampedusa, dove, con alcune motovedette, furono sbarcati 13 migranti ammalati. Gli altri 177, sempre in quella prima fase, non furono oggetto di alcun reato, men che meno il sequestro di persona, perché nei primi giorni si stava cercando una soluzione diplomatica per l’accoglienza, che poi non fu trovata”, si legge ancora negli atti.
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