Da un lato la Guardia di finanza, che sta procedendo al sequestro della nave Mare Jonio. Dall’altra la procura di Agrigento, che ha aperto un fascicolo di indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Sullo sfondo – o forse sarebbe meglio dire “dietro” – il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha chiesto a gran voce di arrestare gli “scafisti” a bordo di Mare Ionio, nave di Mediterranea, Ong italiana.
Il piano perfetto. Ma, guardando alle norme, non c’è il minimo cavillo giuridico con il quale si possa procedere all’arresto, o anche solo all’incriminazione, degli attivisti di Mediterranea.
In una nota le organizzazioni del Tavolo Asilo – A Buon diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, CNCA, Emergency, FCEI -MH, Focus CDS, Intersos, Legambiente, Medecin du Monde, Medici Senza Frontiere, Oxfam e Senza Confine – spiegano perché non esistono “presupposti oggettivi” per l’incriminazione dell’equipaggio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
In base all’articolo 10ter del Testo Unico sull’Immigrazione, “lo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera interna o esterna ovvero giunto nel territorio nazionale a seguito di operazioni di salvataggio in mare è condotto per le esigenze di soccorso e di prima assistenza presso appositi punti di crisi”.
Quindi, poiché la nave Mare Ionio batte bandiera italiana, i naufraghi sono di fatto già sul territorio nazionale. È pertanto obbligo dell’Italia – dice la legge – accogliere le persone messe in salvo in quanto, se allontanate, si configurerebbe un respingimento collettivo illegittimo.
Inoltre, nel caso in questione, “il soccorso è stato effettuato in ottemperanza agli artt. 490 e 1158 del codice della navigazione italiana”.
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Il Tavolo Asilo chiede quindi che “non venga dato seguito alla sollecitazione del ministro dell’Interno di mettere sotto accusa l’equipaggio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, poiché “non esisterebbero i presupposti oggettivi per tale incriminazione”.