Da un lato la Polizia di Frontiera italiana. Dall’altra l’Amministrazione federale delle dogane. Il risultato: pattuglie miste italo-svizzere chiamate a presidiare le zone di confine, soprattutto su territorio italiano.
Si tratta, come annunciato dalle due autorità, di una “cooperazione transfrontaliera” per fermare i migranti che dall’Italia cercano di sconfinare in Svizzera attraverso “la predisposizione di servizi di pattugliamento misto finalizzati alla prevenzione e al contrasto alla migrazione illegale nell’area transfrontaliera”.
Il quadro normativo di riferimento viene da lontano: l’Accordo sulla cooperazione di Polizia e Doganale tra il Consiglio Federale Svizzero e il Governo della Repubblica Italiana entrato in vigore il 1° novembre 2016.
Ma con Matteo Salvini a capo della polizia italiana il “patto” ha subito negli ultimi mesi un’accelerazione importante, fino ad arrivare nella giornata del 17 febbraio scorso alla “dichiarazione congiunta per la definizione delle modalità operative” firmata, da parte svizzera, dal Direttore dell’AFD Christian Bock e, da parte italiana, dal Prefetto Massimo Bontempi (direttore della direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere).
Le pattuglie miste sono così ora pronte ad essere impiegate soprattutto sul territorio italiano, nel comasco e nel varesotto: si parte il 15 marzo.
Le due forze “coopereranno nel quadro delle reciproche competenze nazionali, ai fini della prevenzione e della repressione della migrazione illegale”.
“Durante l’esecuzione di tali servizi”, si legge nella nota, “gli agenti di una parte operanti sul territorio dell’altra parte sono di ausilio agli agenti di quest’ultimo con compiti di assistenza, osservazione e informazione e non possono eseguire autonomamente misure di polizia.”
Gli agenti impiegati hanno seguito una formazione specifica congiunta che si è svolta di recente e che, di fatto, dimostra come quella messa in atto tra Italia e Svizzera sia più di una semplice “collaborazione”, andando più verso l’istituzione di un “nuovo corpo” di polizia di frontiera.
Le pattuglie saranno attive nelle aree di confine del Canton Ticino e nelle province di Como e Varese. Ovviamente, vista la “rotta” dei flussi, con un impiego maggiore sul territorio italiano.
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