La Danimarca ha approvato oggi una legge che consente di aprire centri di accoglienza per migranti, rifugiati e richiedenti asilo al di fuori del proprio territorio nazionale e dell’Europa, suscitando forti critiche da parte delle organizzazioni a tutela dei diritti umani, delle Nazioni Unite e della Commissione europea.
L’approvazione della nuova norma, passata in Parlamento con 70 voti a favore e 24 contrari, si inserisce nel quadro della stretta sull’immigrazione voluta dal governo socialdemocratico della premier Mette Frederiksen. Di conseguenza, grazie al sostegno di varie formazioni di destra e xenofobe, il testo è stato approvato a larga maggioranza nonostante l’opposizione di alcune formazioni di sinistra.
La nuova legge, con un chiaro intento deterrente volto a dissuadere l’arrivo di migranti in Danimarca, consentirà a Copenaghen di trasferire i rifugiati dal suolo danese in centri di asilo allestiti in un altro Paese al di fuori dell’Europa, dove esaminare i singoli casi ed eventualmente concedere loro in loco la necessaria protezione internazionale.
“Se fai domanda di asilo in Danimarca, sai che verrai rimandato in un Paese al di fuori dell’Europa e quindi speriamo che le persone smettano di fare richiesta di asilo da noi”, ha spiegato oggi ai microfoni dell’emittente locale DR il deputato e portavoce del Partito Socialdemocratico (al governo) per le questioni dell’immigrazione, Rasmus Stoklund.
Al momento, Copenaghen non ha ancora raggiunto alcun accordo internazionale su questo tema, ma secondo il deputato sono già in corso una serie di negoziati con vari Paesi. Lo scorso mese, il ministro dell’Immigrazione danese, Mattias Tesfaye, figlio di un immigrato etiope, si era recato a sorpresa in visita in Ruanda, dove aveva firmato una serie di accordi in materia di asilo.
Di ritorno dal proprio viaggio diplomatico, Tesfaye dichiarò che era troppo presto per identificare i potenziali Paesi terzi coinvolti, ma insieme all’Austria la Danimarca aveva già promesso il proprio sostegno a istituire nella nazione africana un campo profughi gestito dalle Nazioni Unite per accogliere i rifugiati rimasti bloccati in Libia.
Tra il 2016 e il 2018, l’Unione europea aveva discusso la possibilità di istituire centri simili al di fuori del territorio comunitario per fronteggiare un forte aumento degli sbarchi. Tuttavia, varie preoccupazioni di tipo legale, umanitario, politico, di sicurezza ed economiche avevano indotto gli Stati membri a rinunciare al progetto.
Spostare le procedure per la richiesta di asilo in Paesi in cui gli standard relativi al rispetto dei diritti umani sono inferiori rispetto alle garanzie offerte in Europa potrebbe infatti minare la sicurezza e la salute dei rifugiati. “L’idea di esternalizzare la responsabilità dell’esame delle richieste di asilo è un’idea tanto irresponsabile quanto priva di solidarietà”, ha affermato Charlotte Slente, segretaria generale del Consiglio danese per i rifugiati, una ong locale. Una tesi condivisa anche dalle massime istituzioni internazionali.
Lo scorso mese, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha criticato la proposta approvata oggi dal parlamento della Danimarca, avvertendo sui possibili rischi di innescare una “corsa al ribasso” internazionale nella tutela dei diritti di migranti e richiedenti asilo. “Tali pratiche minano i diritti di coloro che cercano sicurezza e protezione, li demonizzano e li puniscono e possono mettere a rischio le loro vite”, ha dichiarato Gillian Triggs, vice dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi.
Le autorità di Copenaghen mantengono una delle posizioni più dure in Europa sull’immigrazione, accogliendo i rifugiati solo nell’ambito del sistema di quote delle Nazioni Unite, senza eccezioni e scatenando diverse polemiche. Ad aprile, il Paese scandinavo aveva ad esempio deciso di revocare il permesso di soggiorno ai rifugiati siriani sulla base di una decisione presa nel 2019, quando le autorità danesi avevano dichiarato sicure le zone del Paese arabo controllate da Bashar al Assad.
Il numero di rifugiati in cerca di asilo in Danimarca è sceso costantemente lo scorso anno a poco più di 1.500 richiedenti, in forte calo rispetto al picco di oltre 21 mila registrato nel 2015, quando più di un milione di persone, provenienti principalmente dal Medio Oriente e dall’Africa, arrivarono in Europa.
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