Zerocalcare, al secolo Michele Rech, ha annunciato che da novembre prossimo il MAXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo di Roma) ospiterà una mostra interamente dedicata ai lavori del fumettista di Rebibbia.
Le tavole originali dei lavori più famosi all’artista romano verranno esposte nel museo capitolino insieme, in anteprima, a un lavoro site specific realizzato dallo stesso Zerocalcare proprio per l’occasione.
La mostra verrà inaugurata il dieci novembre e sarà realizzata in coproduzione con Finimondi Eventi. A curarla sarà Giulia Ferracci, in collaborazione con Silvia Barbagallo. Non si sa ancora molto dell’esposizione di uno dei fumettisti più amati del momento, se non che sarà uno degli eventi più seguiti della stagione invernale.
L’esposizione ripercorrerà le tappe più importanti della carriera di Zerocalcare: dal primissimo “La profezia dell’Armadillo” all’ultimo fortunato lavoro “Macerie prime. Sei mesi dopo”, passando per uno dei lavori più intensi del fumettista, quello sulla sua esperienza in Kurdistan, raccontata in “Kobane Calling”.
La notizia della mostra arriva in concomitanza con la presentazione di un tratto proprio dall’opera d’esordio di Zerocalcare. “La profezia dell’Armadillo” arriva sul grande schermo e sarà presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, prima di uscire nelle sale il prossimo settembre.
Il film, attesissimo dai fan di Zero, è diretto da Emanuele Scarigni. Alla sceneggiatura ha pensato lo stesso fumettista, interpretato nella pellicola dal giovane Simone Liberati. A interpretare la madre di Zerocalcare – grande protagonista di tutte le opere dell’artista romano – sarà Laura Morante.
Nel film compariranno anche Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Claudia Pandolfi e Kasia Smutniak. Proprio come nella graphic novel, il film parlerà di un Zerocalcare ventisettenne che abita nella sua Rebibbia, quartiere a est di Roma che fa da sfondo a tanti racconti del fumettista. Il quartiere, come dice lui, “in cui manca tutto ma non serve niente”.
Cinema e arte per il fumettista di Rebibbia che, amato anche per il suo carattere timido e allergico ai riflettori, conquista così uno degli spazi più ambiti del panorama culturale romano (e non).