È trascorso quasi un secolo dalla morte dell’artista austriaco Egon Schiele, ma la sua opera carica di erotismo continua a suscitare clamore tra i più puritani.
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L’ultimo episodio riguarda la campagna promozionale finanziata dall’Ente per il turismo di Vienna per pubblicizzare una serie di mostre ed eventi organizzati per celebrare il centenario dell’anno prossimo, che corrisponde all’anniversario della morte di un gigante dell’arte austriaca e mentore di Schiele, Gustav Klimt.
Alcuni manifesti mostrano due dipinti celebri di Schiele, Nudo maschile seduto e Ragazze con calze arancioni, nei quali sono rappresentati nudi integrali.
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Proprio per questo motivo Transport for London, la società dei trasporti pubblici di Londra, ha respinto la campagna pubblicitaria di Vienna.
Secondo la portavoce dell’Ente per il turismo di Vienna Helena Hartlauer, le immagini di genitali maschili e femminili sono state rifiutate perché avrebbero potuto suscitare apprensione in molti passeggeri.
In tutta risposta, i promotori degli eventi dedicati al grande artista austriaco hanno modificato i cartelloni originali aggiungendo un riquadro bianco a coprire le parti intime dei personaggi dipinti considerate scandalose.
Negli spazi posti a censura dei dipinti di Egon Schiele è stata però inserito un inequivocabile messaggio ai prudenti dirigenti di Transport for London: “Sorry, 100 years old but still daring today” (“Scusate, risalgono a cento anni fa ma sono ancora troppo audaci” tradotto in italiano).
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— Josh Spero (@joshspero) 2 novembre 2017
I manifesti modificati sono stati accettati e affissi in molte stazioni della metropolitana della capitale britannica ma anche in alcune città tedesche, come Colonia e Amburgo.
“Vogliamo mostrare alle persone quanto in anticipo sui tempi fossero questi grandi artisti attivi a Vienna più di un secolo fa”, ha detto al “New York Times” Norbert Kettner, amministratore delegato dell’ente turistico della capitale austriaca.
“Oltre a questo, vogliamo incoraggiare il pubblico a notare quanto poco aperte e moderne siano rimaste le nostre società.”