In un video degli anni ’90 poco conosciuto, il visionario fondatore di Apple Steve Jobs viene intervistato per una ventina di minuti nel quadro di un documentario su Joseph Juran, un leggendario ingegnere che ha rivoluzionato il mondo del controllo qualità.
Tra una discussione e l’altra sulla filosofia di Juran e sul suo impatto nella mentalità degli imprenditori statunitensi, Jobs offre anche una delle perle di saggezza per le quali era noto.
Al minuto 04:08, Jobs spiega il segreto di tutte le persone di successo conosciute fino a quel momento.
“Ho avuto l’opportunità di conoscere qualche grande persona nella mia vita e hanno tutti una caratteristica in comune”, dice Jobs, che in quel periodo non lavorava per NeXT e Pixar in seguito allo scontro tra lui e l’amministratore delegato John Sculley che l’aveva visto lasciare Apple Inc.
“È il fatto che trattano tutti allo stesso modo, che si tratti dell’inserviente o del direttore della compagnia, che sia il presidente degli Stati Uniti o qualcuno in una baraccopoli. Trattano tutti esattamente allo stesso modo. Se viene loro posta una domanda, rispondono direttamente dando il meglio di sé. Lo sguardo nei loro occhi è sempre lo stesso”.
Oggi, Jonathan Rotenberg, un amico di lunga data di Jobs che era all’epoca a capo della Boston Computer Society (BSC), ricorda che il visionario inventore si comportava proprio così.
“I membri della BSC che hanno avuto la possibilità di parlare con Steve quando veniva agli appuntamenti della Boston Computer Society degli anni ’80 sanno benissimo cosa intendo”, ha scritto Rotenberg in un post su Facebook.
“Era così emozionato di parlare con ogni individuo – non importa se vecchio o giovane, sveglio o mentalmente lento, tecnico o non tecnico – e poter rispondere a qualsiasi domanda avessero per lui. Ci metteva il cuore e cura, in ogni sua risposta pazientemente calibrata”, ricorda il consulente, che ci tiene particolarmente a ricordare un lato umano di Steve Jobs che viene spesso dimenticato.
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