Rob Spence è un filmmaker di 44 anni che vive a Coburg, una città del Canada situata nella contea di Northumberland, nell’Ontario. Quando era piccolo si è sparato accidentalmente con un fucile, restando cieco da un occhio.
Rob ha deciso di sfruttare le nuove tecnologie per convertire la sua disabilità in una opportunità. Per questo motivo si è installato una piccolissima telecamera all’interno di un bulbo oculare realizzato ad hoc.
Il visore ha una autonomia di mezz’ora e si avvale del segnale analogico grazie a un piccolo trasmettitore. Tutto quello che registra può essere trasferito a un altro schermo, come quello di un tablet o di uno smartphone.
L’idea di Spence si inserisce nel dibattito sulla privacy delle persone. Non tutti sono d’accordo che sia lecito filmare qualunque cosa in qualunque momento, per trasmetterla sul web o con altri canali senza che le persone abbiano dato il loro consenso a essere riprese.
Una polemica simile si sollevò quando furono messi in commercio i Google Glass. Rob, dal canto suo, si difende spiegando che il suo progetto non può essere paragonato ai famosi occhiali dell’azienda tecnologica statunitense.
“Non posso usare la telecamera per molto tempo e quando è in funzione una luce a led rossa si accende nel bulbo. In questo modo le persone sanno perfettamente quando le sto riprendendo”, ha spiegato in un’intervista.
Durante un suo intervento sul palco di “FutureWorld” a Toronto, Rob ha posizionato davanti a tutti la sua speciale telecamera e ha iniziato a registrare e a trasmettere sul mega schermo tutta la platea che lo stava ascoltando.
Il progetto di Rob potenzialmente dà vita a una nuova era tecnologica, nella quale l’uomo e la macchina si uniscono per creare delle soluzioni impensate fino a questo momento. In un prossimo futuro potrebbero essere sviluppate interfacce neurali in grado di connettere l’obiettivo della camera direttamente con il cervello dell’uomo.
Per ora Rob ha sottolineato che la sua intenzione non è certo quella di riprendere azioni quotidiane e prive di valore. Vuole conservare la sua “eye-camera” solo per progetti speciali.
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