Spuntano nuovi retroscena sulla separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi. “Lo sai, per me guai a chi me la tocca Ilary, perché resta sempre mia moglie, ok, ex moglie, la madre dei miei figli. Capirai, dopo vent’anni. Oh, abbiamo passato insieme quasi un quarto di secolo. Non le ho fatto mancare niente, in tutto e per tutto, perché ero proprio innamorato pazzo. Se avesse fatto qualcosa in più, non mi sarei mai allontanato, questo è scontato”, ha rivelato l’ex capitano della Roma all’amico di sempre Alex Nuccetelli, pr che fece da Cupido, ormai vent’anni fa, tra il calciatore e l’allora letterina.
Un lungo sfogo con il quale Totti racconta la sua versione dei fatti sul gossip che ormai da mesi riempie le pagine dei giornali. Parole che in parte spiazzano, tanto che se non fosse che i due si stanno separando, sembrerebbe quasi che Francesco sia ancora innamorato della sua Ilary. Ma, bando ai sentimentalismi, le carte bollate incombono. E la separazione, che si vuole il più soft possibile per tutelare i tre figli della coppia, dovrà portare alla spartizione di un vasto impero economico e immobiliare.
A rappresentare Totti sarà l’avvocato Antonio Conte, ma nel team del Pupone, come vi abbiamo raccontato, ci sarà anche la celebre matrimonialista Annamaria Bernardini de Pace. Una scelta strategia per arrivare ad un accordo rapido, visto che l’avvocata conosce bene il legale di Blasi, Alessandro Simeone. Si spera così di giungere ad una separazione consensuale.
Ma non è detto che sarà così. Totti non vuole passare per il marito fedifrago, quando sa bene che il motivo della crisi matrimoniale insanabile tra lui e Ilary non è Noemi Bocchi, ma altro (o un altro). Inoltre l’ex calciatore è contrarissimo all’ipotesi che Ilary si trasferisca a Milano portando con sé la figlia Isabel. A complicare ulteriormente le cose potrebbe essere l’ipotesi, che prende piede in queste ore, di un’intervista della conduttrice dalla sua amica Silvia Toffanin, per raccontare tutta la sua verità. In caso di rottura, si andrebbe in tribunale, per la separazione giudiziale, che potrebbe durare anche tre anni.