Raccontare il razzismo da un punto di vista inconsueto: autentico, delicato e senza giri di parole. Il tema di una bambina di circa dieci anni, originaria di Bologna, ha fatto il giro del web. Riportato da Repubblica e postato dalla mamma su Facebook, la bambina nel compito svolto in classe ha scritto: “Non so bene cos’è il razzismo. So solo che è una chiusura mentale nelle persone. Non accettare qualcuno per il colore della pelle è impossibile, è terribile! Ma il razzismo non si manifesta solo con una persona di un altro colore: parte tutto dalla religione, poi dalle abitudini, dai vestiti, dai cibi”.
I compagni di scuola della bambina provengono da più parti del mondo. Un ambiente formativo, dunque, dove l’integrazione è all’ordine del giorno. Per questo motivo un’insegnante ha coinvolto fin dal principio i suoi alunni in dibattiti e letture sull’argomento.
“Una persona può essere razzista anche se non se ne accorge o non volendo. Si può essere razzisti anche in classe non accettando un compagno, ad esempio, se è di un altro colore e quindi mangia diversamente, e magari per quello nei suoi vestiti è impregnato l’odore delle spezie. O perché è un po’ dispettoso, quella è una piccola forma di razzismo. Bisogna sforzarsi di accettarlo per com’è”, ha continuato la bambina. Che è giunta poi a una riflessione più ampia: “La diversità ha sempre creato problemi nella mentalità delle persone”.
La bimba si è soffermata anche su una questione italiana: “Un tempo non si era razzisti solo con i neri, ma anche con i meridionali, che non potevano affittare case o stanze al Nord, perché sulla porta c’era scritto ‘Non affittasi ai meridionali’. Ma il bello è che oggi i meridionali che oramai avranno 60 anni, sono più inferociti e razzisti delle altre persone e non so perché. Mi chiedo: se lo sono già scordati cosa gli facevano?”.
“Io auguro a tutti i razzisti di non restare razzisti per sempre”, ha concluso la ragazzina.
La madre, orgogliosa della figlia, ha commentato sui social: “Mi ha fatto commuovere, perché è privo di violenza e odio. Voglio che diventi virale perché abbiamo bisogno di messaggi positivi considerando i morti in mare. L’Italia può ripartire e migliorare, a cominciare dai bambini”.