Prima il dovere e poi il piacere. È un mantra che qualsiasi bambino si è sentito ripetere fino allo sfinimento. Prima finivi i compiti e poi potevi andare in cortile a giocare con gli altri.
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E così da adulti: prima finisci di lavorare e poi puoi uscire per un aperitivo. Prima finisci il progetto a cui stai lavorando e poi puoi prenotare un weekend fuori porta.
È una legge non scritta, l’ordine naturale delle cose. Essendo cresciuti con questa forma mentis, è difficile per la maggior parte delle persone godersi fino in fondo lo svago se si ha il pensiero di dover portare a termine un incarico rimasto incompiuto.
Uno nuovo studio, pubblicato su Psychological Science e su Harvard Business Review ribalta però questa convinzione, incoraggiando a divertirsi e a portare a termine il lavoro più tardi.
Uno degli autori della ricerca è Ed O’Brien, professore alla Chicago Booth School of Business: “Abbiamo costruito una spa di fortuna in laboratorio per 259 studenti universitari di Chicago”, spiega il professore. Gli studenti potevano scegliere di recarvisi nelle settimane successive agli esami di metà anno o in quelle precedenti all’inizio dei test.
Il numero di studenti che ha optato per ciascuno dei due periodi era più o meno simile e i gruppi erano eterogenei per sesso, ceto sociale e età. A ognuno dei partecipanti veniva chiesto di fare una previsione sul proprio divertimento e stato di relax prima di entrare alla spa e di valutare l’esperienza in seguito.
“Abbiamo scoperto che gli studenti che visitavano la spa prima degli esami, e che avevano predetto che l’esperienza sarebbe stata meno piacevole proprio a causa del successivo impegno, in realtà si divertivano tanto quanto quelli che frequentavano la spa a sessione conclusa”, spiega O’Brien.
Un altro esperimento è stato condotto su 181 passanti intercettati al Museo della Scienza e dell’Industria di Chicago. A ognuno di loro veniva chiesto di svolgere due compiti: portare a termine una serie di duri test cognitivi e giocare a Magic Maker, un’app sull’iPad molto divertente. Il primo gruppo ha svolto prima i test e poi ha giocato, il secondo portato a termine i compiti nell’ordine opposto.
Prima di iniziare, i partecipanti hanno predetto quanto sarebbe stata piacevole la loro esperienza su una scala di valutazione da -5 a +5 e una volta conclusi i due compiti, hanno dato una valutazione su quello che avevano effettivamente fatto.
Anche in questo caso, nonostante i partecipanti avessero predetto che sarebbe stato più difficile prima giocare e poi fare il test, alla fine si sono dovuti ricredere, ammettendo che il piacere derivato dal gioco era comunque alto, nonostante il compito difficile che li aspettava in seguito.
I partecipanti allo studio, attraverso una serie di altre esperienze create ad hoc, hanno sperimentato che si possono apprezzare i sentimenti che associamo al tempo libero come piacere, eccitazione, stimolazione e rilassamento anche se quello stessi tempo libero non è una “ricompensa” per il lavoro svolto precedentemente.
L’idea generale che è venuta fuori in seguito allo studio è essenzialmente una: non c’è nulla di male a concedersi una pausa anche se non abbiamo portato a termine il nostro lavoro o lo studio. Anzi, un po’ di riposo o svago renderà più lucidi ed energici nel momento di riprendere ciò che si era interrotto.
I risultati suggeriscono che spesso siamo eccessivamente preoccupati e sovraccarichi di lavoro aspirando (e rimandando) ricompense future che potrebbero però essere altrettanto piacevoli se svolte nel presente.
Tra gli altri vantaggi, il tempo libero migliora il nostro lavoro, sostiene Ed O’Brien. Le persone spesso lavorano meglio e sono più soddisfatte del loro lavoro dopo essere tornate da pause riposanti.
Godersi il lavoro aiuta anche le persone ad attenersi agli obiettivi a lungo termine. Continuare a rimandare il momento dello svago, non riuscire a distrarsi se non si è prima portato a termine un determinato compito ha spesso la conseguenza di rendere le persone esauste e insoddisfatte.
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