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Le t-shirt delle Spice Girls per la parità di genere fatte da lavoratrici schiave in Bangladesh a 40 centesimi

Le Spice Girls. Credit: Twitter/Spice Girls

Un'inchiesta del Guardian accende l'attenzione sulle condizioni di lavoro nella fabbrica in cui sono prodotte le magliette

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 21 Gen. 2019 alle 16:33 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:37

Le magliette delle Spice Girls vendute per raccogliere fondi a favore dei diritti delle donne sono state fatte da lavoratrici schiavizzate. A renderlo noto è una inchiesta del Guardian, che ha denunciato le condizioni di sfruttamento in cui le donne sono costrette a lavorare.

Secondo il quotidiano britannico, le lavoratrici verrebbero pagate 40 centesimi di euro l’ora e sarebbero costrette a lavorare fino a sedici ore al giorno. I giornalisti del Guardian hanno raccolto le testimonianze delle donne sfruttate: dietro quelle magliette in cui campeggia la scritta “I Wanna Be a Spice Girl” si nascondono sudore e dolori di decine e decine di lavoratrici.

Insultate quando non raggiungono gli obiettivi prefissati con l’appellativo “figlie di puttana”, le donne lavorano in condizioni disumane per permettere che i fondi ricavati da quelle stesse magliette vengano utilizzati per combattere le diseguaglianze tra generi.

19,40 sterline per ogni capo, di cui 11,60 finiscono nelle tasche della associazione benefica – la Comic Relief – a cui le Spice Gilrs hanno commissionato le magliette. Per ora dall’associazione hanno fatto sapere di non aver incassato nulla.

Le popstar hanno annunciato la campagna affermando che la band ha sempre messo al centro la questione dell’uguaglianza e nel potere delle persone. Dal Bangladesh, però, dove si trova la fabbrica in cui le magliette vengono prodotte, i lavoratori si fanno sentire: “Non siamo abbastanza pagati e lavoriamo in condizioni disumane”.

Un portavoce delle Spice Girls ha dichiarato di essere “profondamente scioccato e inorridito” e afferma che sarebbe disposto a finanziare personalmente un’indagine sulle condizioni di lavoro della fabbrica. L’ente benefico Comic Relief  ha riferito di essere “scioccato e preoccupato”.

Dai piani alti dell’azienda che realizza le magliette, la Interstoff Apparel, dichiarano che i dati diffusi “semplicemente non erano veri”. Tuttavia, pare sia spuntato un catalogo di prove sulle condizioni in cui versano i dipendenti, incluse le accuse di salari incredibilmente bassi e di ore di lavoro incredibilmente oltre quelle sostenibili.

L’episodio delle t-shirt delle Spice Girls pone l’attenzione su un fenomeno probabilmente dilagante in Bangladesh, dove i lavoratori vengono fortemente sfruttati dai padroni, mentre l’Occidente è all’oscuro (o quasi) di tutto.

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