Dai tempi in cui interpretava il ribelle Step di Tre metri sopra il cielo ne è ha fatte di cose. Oggi Riccardo Scamarcio sta lavorando all’ultimo film di Nanni Moretti e, nell’attesa che il lavoro esca sul grande schermo, si racconta a I Lunatici, la trasmissione notturna di Rai Radio 2.
“Volevo fare il contadino e l’attore, volevo essere uno ‘zap-attore’, posso dire di aver realizzato i miei sogni”, ammette l’attore pugliese. Fa un salto nel passato, quando aveva venti anni e debuttava nel mondo del cinema con la giacca di pelle e i ricci che gli coprivano la fronte nel ruolo di Step: “Ho creduto tantissimo nel personaggio che interpretavo e posso dire che avevo ragione, avevo venti anni, potevo fare dei film che piacessero ai ragazzi”
Certo, questo ha avuto anche dei risvolti negativi, soprattutto perché, così giovane, è stato esposto subito a critiche e giudizi: “L’avevo messo in conto, ma non pensavo potesse essere così violenta come cosa. Dall’interno, a vent’anni, rischi di perdere la testa. Però ce l’abbiamo fatta fino a qui, la mia passione per il cinema è la cosa a cui mi sono aggrappato, è una passione autentica, la mia ambizione era mossa da una sostanza”.
Una passione che Scamarcio si porta dietro da quando era un ragazzino: “Detestavo la scuola, invece volevo entrare a tutti i costi nel Centro sperimentale di cinematografia. Quando sono stato preso in questa scuola a numero chiuso, statale, per me è stata un po’ una conferma che forse ce l’avrei fatta a fare questo mestiere. All’epoca non mi andava di studiare. E infatti me l’hanno fatta pagare. E poi sono uno iperattivo, stare cinque ore seduto nel banco per me era pesante. Però poi ho recuperato”.
Tanto lavoro nella vita del 39enne pugliese, ma anche tanto altro. L’amore, ad esempio. Per dieci anni Riccardo Scamarcio è stato il compagno dell’attrice Valeria Golino. Un amore finito nel 2016.
“Devo dire che sull’argomento donne non mi hanno mai trovato impreparato. Le donne per me sono la X nell’equazione”, spiega l’attore ai giornalisti di Rai Radio 2. È quello che è da scoprire, è il mistero. I social non ce li ho e non li voglio usare. È una cosa legata a Msn, era il 2004, mi hanno fatto vedere questa chat, mi sono accorto che le ragazze scrivevano degli apprezzamenti mentre i ragazzi mi mandavano un sacco di parolacce. Mi ha colpito che questa chat consentiva a tutti di essere nascosti dal proprio computer e di esprimere il peggio di sé. Da lì ho detto che certe dinamiche non mi avrebbero mai avuto. Detto questo, massimo rispetto per chi li usa”.
E conclude: “Nessuno è veramente soddisfatto della propria esistenza. Sergio Rubini mi ha definito un ‘giovane vecchio’, accetto questa definizione, anche se finalmente sto diventando giovane, perché la giovinezza la si acquista quando la si è persa”.
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