Il motivo per cui vicino agli ascensori si trovano sempre degli specchi | In che modo gli specchi rendono sopportabile l’attesa? | Perché le persone odiano così tanto aspettare?
Nessuno ama aspettare o mettersi in fila per fare le cose, soprattutto quando le commissioni non sono legate a passatempi piacevoli. E una delle attese più snervanti è aspettare che arrivi l’ascensore. Soprattutto se si è in ritardo per un appuntamento o si va di fretta per qualche altra ragione
Per rimediare al problema e rendere sopportabile l’attesa, c’è una soluzione che può sembrare assurda, ma è efficace: un uso intelligente degli specchi.
In che modo gli specchi rendono sopportabile l’attesa?
La maggior parte delle persone non ci fa nemmeno caso, ma spesso nei pressi degli ascensori ci sono degli specchi, se non addirittura dentro. Questa non è una coincidenza, né è un tipo di arredamento Feng Shui.
Gli specchi di solito vengono appesi vicino agli ascensori, in modo da dare alle persone qualcosa da fare mentre aspettano che le porte si aprano.
È stato il giornale statunitense New York Times a spiegare da dove è nata questa idea.
“L’idea nacque durante il boom del secondo dopoguerra, quando la diffusione dei grattacieli causò alcune lamentele per la lentezza ritardi degli ascensori”, scrive il NY Times.
In quel momento i proprietari dei grattacieli hanno pensato ad una soluzione immediata ed effice: “dare alla gente qualcosa per occupare il tempo, percepire l’attesa come più breve”.
“Con gli specchi la gente può controllare la propria acconciatura o osservare le altre persone in attesa, e infatti ha funzionato: quasi da un giorno all’altro le lamentele sono cessate”.
Perché le persone odiano così tanto aspettare?
Il motivo per cui le persone odiano così tanto aspettare è che percepiscono il tempo trascorso in coda come tempo sprecato. Le persone si fanno prendere dal rimorso, pensando che avrebbero potuto usare quel tempo in modo migliore, ad esempio per essere produttivi.
Il ritmo della società moderna sta solo peggiorando la nostra impazienza, e conseguentemente il nostro senso di colpa quando ci ritagliamo del tempo al di fuori dell’ambito lavorativo e produttivo.
Come spiega la rivista scientifica Nautilus, “il ritmo veloce della società ha sbilanciato il nostro timer biologico, creando aspettative che non possono essere soddisfatte abbastanza velocemente, se non proprio per niente”.
“Quando le cose si muovono più lentamente del previsto, il nostro timer biologico gioca anche brutti scherzi su di noi, allungando la percezione dell’attesa, ed evocando una rabbia sproporzionata rispetto alla portata della stessa attesa”, continua l’articolo.
È molto probabile, inoltre, che al giorno d’oggi l’immediata gratificazione che proviamo per le risposte di Siri alle nostre domande, e la facilità con cui possiamo sapere qualsiasi cosa in qualsiasi momento grazie ad una rete internet velocissima, ci rendano più impazienti.