Chiunque non abbia vissuto negli ultimi due mesi in una grotta si sarà imbattuto, in un modo o nell’altro, in Marie Kondo. Un nome che solo a invocarlo ha il potere di rimettere tutto in ordine, altro che Mary Poppins. Se non avete mai visto un suo video e non avete sentito parlare di lei – strano -, Marie Kondo è un’artista del riordino, una maga dell’organizzazione domestica.
È diventata famosa in tutto il mondo nel 2011, quando ha pubblicato il suo primo libro sul suo metodo di riordino, il metodo KonMari, poi pubblicato in oltre 30 paesi. Il libro è uscito in Italia nel 2014 con il titolo Il magico potere del riordino.
Da gennaio Netflix trasmette una serie a puntate in cui Marie Kondo, accompagnata dalla sua fedele traduttrice, si reca nelle case di alcune persone e le aiuta a mettere in ordine, liberandosi del superfluo e ringraziando a dovere tutti gli oggetti che fino a quel momento hanno contribuito a renderci felici. Si tratta di case diverse tra loro, come lo sono i suoi abitanti: una famiglia con due bambini piccoli, una coppia di accumulatori seriali, una famiglia dove la gestione della casa ricade tutta sulle spalle della madre, una coppia gay neoconvivente, una vedova. Le case visitate vanno da piccoli appartamenti a grandi ville, da case nuove ad abitazioni ormai datate. I contesti sono i più disparati, ma il filo rosso è lo stesso: gente che non sa come raccapezzarsi in mezzo al caos dei propri oggetti.
Tra una risata e un attacco isterico dei padroni di casa, Marie Kondo dà qualche dritta su come riordinare i cassetti, su come organizzare garage e cucine o su come eliminare le cose che non ci servono più. Facciamo ordine con Marie Kondo è diventata ormai un cult.
Ma, altro che migranti, altro che Salvini, altro Brexit o non Brexit, Marie Kondo è riuscita a dividere l’opinione pubblica come nessuno mai prima di lei. O la ami o la odi. C’è chi l’ha accusata di essere una malata mentale, chi una furbastra che con un metodo tutto sommato banalissimo ha fatto soldi a palate. C’è chi ha detto che il suo metodo è inutile, chi lo ha definito ridicolo, o peggio una truffa. C’è poi chi l’ha accusata di voler bruciare i libri, o di essere finta e vuota, come la sua casa. Tantissimi sono gli articoli in cui lei e il suo metodo vengono demoliti. Insomma, Marie Kondo non è certamente passata inosservata.
Prima di iniziare la sua opera di riordino, Marie si inginocchia, cerca il luogo giusto, stabilisce una connessione e ringrazia la casa che la sta ospitando.
Uno dei momenti più liberatori della puntata, un evergreen, è quello in cui Marie, dolce come uno zuccherino e implacabile come un bulldozer, chiede ai padroni di casa di svuotare l’armadio e fare un enorme mucchio di vestiti. Ogni vestito va preso in mano con delicatezza per capire se ha ancora il potere di sprizzare gioia. Se ce l’ha bene, può rimanere, e lo si può riporre, rigorosamente in verticale nell’armadio, ma se quel potere lo ha ormai perso, è ora di lasciarlo andare. Sempre con delicatezza lo si ringrazia e lo si getta tra le cose da buttare via.
Dalla camera da letto alla cucina, dal garage alla camera dei giochi dei bambini, l’insegnamento di Marie ha dietro la stessa filosofia: liberarci del superfluo, di quello che non solo non ci serve più, ma che non ci rende più felici, e non vorremmo portare con noi nel futuro.
I libri meritano un capitolo a parte. È l’argomento che ha scatenato il numero maggiore di polemiche. Anche in questo caso Marie consiglia di tenere con sé solo i libri che si vogliono portare nel futuro, i libri che ci danno felicità.
I lettori più nazi si sono immediatamente indignati, sostenendo che è un sacrilegio buttare i libri, che sia una copia rara dei Fratelli Karamazov o il manuale di giardinaggio acquistato sulla bancarella non fa differenza.
È proprio vero che o la ami o la odi. Se ad alcuni quel sorrisetto da chi ha tutto sempre e perfettamente sotto controllo, non convince per nulla, ad altri il metodo ha cambiato la vita. Il potere liberatorio del riordino, l’effetto taumaturgico del buttare nella spazzatura chili di inutilità ha salvato dalla pazzia tante persone, pronte a giurare che un cassetto con le t-shirt ordinate può dare più sollievo di una seduta dall’analista.
Se fino a qualche anno fa l’opposizione a un imperativo consumistico era piccola, minoritaria e decisamente impopolare, oggi, uno stile di vita minimal, che si tenga alla larga dal superfluo, sta prendendo sempre più piede.
E se il metodo Marie Kondo, oltre a salvare noi stessi da noi stessi e dalle nostre manie, salvasse il mondo? E se prima di compare e accumulare cose inutili iniziassimo a pensarci due volte? E se improvvisamente non andasse più di moda acquistare come se non ci fosse un domani? E se iniziasse a essere pop possedere poco? E se l’essenzialità non appartenesse più solo a monaci asceti ma si diffondesse a macchia d’olio tra la maggioranza della popolazione?
Marie Kondo, la giapponesina tutta sorrisi, inchini e ringraziamenti, forse è la chiave di volta per una rivoluzione, che parte dalle nostre case, e piano piano, arriverà a salvare il mondo.
Se anche voi siete sommersi da cose inutili e non riuscite più a trovare la strada per raggiungere il vostro letto, ma volete cambiare vita a partire da stasera, ecco il trailer della serie che fa per voi: