Si è sempre parlato a fatica di mestruazioni. In tutta la storia dell’umanità un velo di vergogna e imbarazzo ha caratterizzato questo processo naturale e biologico femminile, a tal punto da creare intorno al tema un vero e proprio tabù.
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E lo si è fatto a partire dalle innumerevoli espressioni linguistiche coniate per denominare il ciclo mestruale, evitando di chiamarlo con il suo vero nome. Si sono inventate espressioni come “ospiti indesiderati”, “le mie cose”, “i parenti in visita”, “il mar rosso” e tanti altri.
Perlomeno nella cultura occidentale, mentre in altri contesti sociali e culturali si è perfino arrivati a mettere in atto delle situazioni di esclusione e di isolamento per le giovani donne con il ciclo mestruale. Come in Nepal, dove si pratica ancora il cosiddetto Chhaupadi.
Nel 2017 è giunto il momento di parlare chiaramente e in maniera diretta di questa semplice funzione biologica del corpo umano. Più di 800 milioni di donne in tutto il mondo hanno il loro ciclo mestruale. Nessuno di noi esisterà senza questo processo naturale, ma nonostante ciò esso rimane uno dei tabù biologici più difficili da scardinare.
Non manca giorno che qualche scrittore, giornalista, magazine, programma televisivo, discutono liberamente di sesso, di digestione o circolazione del sangue – tutti processi naturali – mentre le mestruazioni sono ancora fuori dal confine. La letteratura mestruale afferma che un ciclo mestruale “normale” è di 28 giorni, se ciò avviene in tempi più brevi o più lunghi, allora si parla di irregolarità e anormalità.
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Le donne hanno più cicli mestruali che in passato, perché fino all’avvento della contraccezione e dell’allattamento artificiale con il biberon, le donne rimanevano incinte e allattavano per gran parte della loro vita.
Inoltre, la dieta povera e il duro lavoro significava che fino al Ventesimo secolo, la maggior parte delle ragazze raggiungevano il menarca, il primo flusso mestruale, tra i 17 e i 18 anni. Ora l’età media del primo flusso mestruale è scesa nel corso del secolo scorso, attestandosi a 12,5 anni.
Tutti i tipi di tabù e miti che circondano le mestruazioni
Gli antichi greci credevano che se il primo flusso mestruale di una ragazza arrivava tardi, il sangue si accumulava intorno al suo cuore e il suo utero vagava attorno al suo corpo. Si era convinti che ciò avrebbe prodotto un comportamento irregolare, atteggiamenti violenti fino ad arrivare alla depressione suicida.
Proprio nel ventesimo secolo, qualsiasi comportamento inappropriato o cattiva salute mentale nelle donne è stato chiamato isteria, dopo la parola greca hystera, ‘utero’.
Plinio il Vecchio, morto nel 79 d.Cristo scrisse: “[…] All’arrivo di una donna mestruata il mosto inacidisce, toccate da lei le messi isteriliscono, muoiono gli innesti, bruciano le piante dei giardini; dove lei si siede i frutti cadono dagli alberi, al solo suo sguardo si appanna la lucentezza degli specchi, si ottunde il ferro, si oscura la luce dell’avorio, muoiono le api degli alveari, arrugginiscono istantaneamente il bronzo e il ferro e il bronzo emana un odore terribile; bevendo il liquido mestruale, i cani vengono presi dalla rabbia e il loro morso è affetto da un veleno insanabile.
“Perfino il bitume, sostanza appiccicosa e tenace che nel lago di Giudea detto Asfaltite viene a galla in un certo momento dell’anno e si attacca inestricabilmente a tutto ciò che tocca, si scioglie con un filo imbevuto di sangue mestruale. Perfino le minuscole formiche, si dice, hanno sensibilità per esso: rigettano le messi infettate e non tornano a prenderne”.
Abbess Hildegard di Bingen aveva scritto che la lebbra, che credeva fosse causata da una lussuria o da una intemperanza, potrebbe essere curata lavando nelle proprietà nutritive del sangue mestruale.
In epoca medievale, si credeva che se un pene di un uomo avesse toccato il sangue mestruale, si sarebbe bruciato, e ogni bambino concepito durante la mestruazione sarebbe stato posseduto dal demonio, e sarebbe nato deforme o con i capelli rossi.
Tali credenze erano piuttosto vive anche nel XIX secolo.
La storica Laura Klosterman Kidd della Iowa State University non trovò un riferimento diretto alle mestruazioni nei diari del XIX secolo, nelle lettere o nelle scorte di vagoni ferroviari delle donne pioniere nordamericane.
Nel 1878, le lettere al British Medical Journal affermavano che le donne mestruate avrebbero causato la putrefazione della pancetta e nel 1916 il segretario medico Sir Raymond Crawford scriveva che gli agricoltori credevano ancora che le donne mestruate avrebbero impedito al latte di trasformarsi in burro.
Il pediatra ungherese Béla Schick (1877-1967) credeva che il sangue mestruale contenesse ipotetiche sostanze tossiche chiamate menotossine.
I TABÙ MODERNI
Ma i tabù e il velo di imbarazzo sul tema delle mestruazioni non appartengono solo al passato, ma sono vivi tutt’oggi. La prima pubblicità che iniziato a usare un liquido rosso invece del blu e verde più politicamente corretto è arrivata nel Regno Unito solo nel 2017, mentre resiste la tendenza pubblicitaria a non nominare esplicitamente la parola mestruazioni, preferendogli un generico e allusivo “in quei giorni”, “in quello stato lì”.
Quando la poetessa canadese Rupi Kaur ha pubblicato su Instagram un’immagine di se stessa nel 2015 completamente vestita ma con una macchia di sangue sui pantaloni, il social network non ha esitato a censurarla, per ben due volte.
ma con un punto di sangue sui pantaloni, è stato rimosso da Instagram due volte.
Il sangue mestruale è ancora definito come ‘fluido’ o ‘flusso’. “Il sangue va bene nei film horror, ma in qualche modo diventa tabù quando viene versato dalle vagine”, ha scritto Michele Hanson sul The Guardian.
Gli atteggiamenti stanno cambiando, ma lentamente. Alle Olimpiadi di 2016 a Rio, la nuotatrice olimpica cinese Fu Yuanhui ha ammesso pubblicamente di avere le mestruazioni, dicendo che era stato quello il motivo del suo scarso rendimento.
In Malawi, molte persone credono ancora che le mestruazioni siano una malattia che causerà infertilità o addirittura la morte del marito. Le donne non devono piantare semi, allattare al seno o asciugare i loro panni mestruali per timore della stregoneria.
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