La catena di supermercati tedesca Lidl apre il mercato alla cannabis legale in Svizzera.
Nel comunicato diffuso dall’azienda di distrubuzione alimentare si legge: “Le piante sono coltivate in serre semi-automatizzate e strutture interne appositamente progettate”.
La cannabis in vendita nei supermercati è quella legale. In Svizzera la legge stabilisce che il principio attivo della marijuana legale può arrivare fino all’1 per cento, mentre in Italia il limite è dello 0,6 per cento.
La marijuana è in vendita in confezioni da tre grammi con un prezzo che si aggira tra i 15 e i 17 euro.
Da marzo 2018, anche in alcune tabaccherie di Roma, si può acquistare la cannabis light (legale) con il THC al di sotto dello 0,6 per cento.
Qui abbiamo raccontato del Cannabis Day che si celebra il 20 aprile. La giornata mondiale della cannabis è collegata al numero 420, il simbolo della marijuana. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Cos’è la marijuana legale (cannabis light)
La cannabis legale è ricavata da infiorescenze femminili di Canapa Light Sativa specificatamente selezionate perché ricche di CBD, il cannabidiolo, cioè il composto non psicoattivo utilizzato anche per la marijuana medica e povere di THC, la sostanza psicoattiva sopracitata proibita dalla legge.
Dopo l’entrata in vigore della legge sulla canapa il 14 gennaio del 2017, c’è stato un incremento nelle vendite della sostanza legale in diverse città italiane e sono nati negozi growshop che hanno iniziato a vendere la marijuana legale, senza effetti psicotropi.
La marijuana è considerata legale proprio perché la concentrazione di THC rispetta il livello indicato dalla legge italiana. Ora, con la vendita della marijuana legale anche nelle tabaccherie, la sostanza sarà ancora di più alla portata di tutti.
Qui TPI aveva raccontato la storia di Luca Marola, titolare di Easyjoint, che vende canapa a basso contenuto di THC, totalmente legale. Leggi la storia completa. | Secondo il premio Nobel per l’economia Gary Becker la guerra alla droga ha fallito. La soluzione è la legalizzazione.
Come funziona la marijuana creata per aiutare le donne a raggiungere l’orgasmo | Esiste una malattia rara collegata all’uso massiccio di marijuana
Cos’è la cannabis terapeutica e perché adesso è possibile acquistare quella italiana
Nei primi giorni del 2017 è cominciata la distribuzione della cannabis prodotta in Italia dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, come da accordi firmati il 18 settembre 2014 tra il ministro della Salute e il ministro della Difesa e poi sanciti dal decreto ministeriale del 9 novembre 2015. Una scelta storica che sancisce, almeno in parte, l’indipendenza italiana dall’importazione di cannabinoidi dall’estero.
La cannabis terapeutica di provenienza olandese (Bedrocan BV) da marzo 2016 viene venduta nelle farmacie italiane ad un costo di circa 19-22 euro per grammo. Con la produzione italiana, l’approvvigionamento dall’estero dovrebbe progressivamente diminuire, fino ad essere sostituito completamente dalla produzione italiana.
La cannabis terapeutica
Secondo quanto specificato dal ministero della salute, la cannabis esteticamente sarà “costituita da infiorescenze femminili non fecondate, essiccate e macinate”.
La cannabis terapeutica prodotta dallo stabilimento è una varietà indicata dalla sigla FM2, ossia farmaceutico militare con 2 principi cannabinoidi contenuti: il THC e il CBD.
Il tetraidrocannabinolo (THC) è responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis, ha effetti “antidolorifici, antinausea, antiemetici, anticinetosici, stimolanti l’appetito e ipotensivi sulla pressione endooculare”
Il cannabidiolo (CBD) ha invece un effetto “antinfiammatorio, analgesico, antinausea, antiemetico, antipsicotico, anti ischemico, ansiolitico e antiepilettico”.
La qualità prodotta dallo stabilimento fiorentino dovrebbe contenere tra iI 5 e l’8 per cento d THC e tra il 7,5 ed il 12 per cento di CBD. La cannabis è indicata per diverse tipologie terapeutiche, gli usi consentiti dal decreto sono:
– Dolore (neuropatico, oncologico)
– Spasticità dal Sclerosi Multipla
– Nausea e vomito in chemioterapia
– Stimolazione appetito nell’AIDS o cancro o anoressia nervosa
– Sinodrome di Tourette
– Glaucoma resistente
Secondo quanto previsto dalla legge e come confermato dal dottor Ternelli, proprietario della farmacia e del laboratorio a Reggio Emilia che da anni segue pazienti che necessitano cure a base di cannabis, i metodi raccomandati e noti delle infiorescenze femminili essiccate sono due: orale ed inalatorio.
Orale: tisana (almeno 40 minuti di preparazione), decotto, capsule, olio, resina.
Inalatorio: vaporizzazione, sigaretta elettronica.
“Attualmente la metodologia di assunzione più diffusa”, spiega il dottor Ternelli, “è in forma di capsule o gocce, poiché per tisane e decotti, ad esempio, i tempi di preparazione sono molto lunghi, diversi dalle classiche tisane, e il paziente deve assumerla più volte al giorno”.
La vendita vera e propria dovrebbe cominciare il 9 gennaio e sarà distribuita dallo stabilimento chimico farmaceutico militare direttamente alle farmacie. I primi 20 chilogrammi prodotti e immessi sul mercato – come precisato da una nota del ministero della Salute – costeranno 6,88 euro al grammo più Iva al 22 per cento.
La cannabis per uso non terapeutico
A luglio del 2016 era entrato in discussione alla Camera dei deputati un testo di legge che promuoveva la legalizzazione del consumo della cannabis ( già presentato a settembre del 2015) ma le migliaia di emendamenti presentati dalla maggioranza del governo ne ha di fatto bloccato l’approvazione. L’aula l’ha rimandato in commissione ed oggi non è stata ancora prevista una nuova discussione.
La proposta di legge che prevede anche delle semplificazioni per l’uso della cannabis a scopo terapeutico, quindi, non ha fatto passi in avanti: diversi parlamentari di sinistra Italiana e di Possibile, ma anche alcuni deputati del Partito Democratico, avevano presentato a novembre 2016 un emendamento per creare un monopolio statale sulla cannabis (come avviene per i prodotti del tabacco) e destinare gli introiti alle zone terremotate. L’emendamento è stato bocciato dal Partito Democratico insieme alla Lega il 20 novembre in commissione Bilancio della camera.
10 fatti scientifici sulla marijuana (e sulle sue forme di utilizzo)
Il 9 per cento dei consumatori di cannabis sviluppa una dipendenza clinicadalla sostanza. Come paragone, il 15 per cento di chi prova la cocaina ne diventa dipendente, e il 24 per cento per chi prova l’eroina.
Il 32 per cento dei cittadini italiani ha fumato marijuana almeno una volta nella vita.
Secondo uno studio della UCLA del 2006, un consumo anche elevato di marijuana non causa cancro ai polmoni, al contrario di quanto invece fa il consumo di tabacco. Fumare cannabis può in ogni caso causare bronchite e altre malattie respiratorie.
Un rapporto del 1999 dell’Istituto di Medicina statunitense ha concluso che “non c’è alcuna prova che l’uso di marijuana sia legato da un rapporto causale con il successivo abuso di altre sostanze illecite”.
Nel 2015, quella legata alla legalizzazione della marijuana è stata l’industria più in crescita degli Stati Uniti.
Nel 2008 la Cassazione italiana ha riconosciuto l’istanza di un cittadino di religione rastafariana che aveva fatto ricorso per essere stato condannato dopo essere stato trovato in possesso di un notevole quantitativo della sostanza. Secondo la sentenza della Cassazione, “per gli adepti di tale religione di origine ebraica, la marijuana non è utilizzata solo come erba medicinale, ma anche come ‘erba medicativa’. Come tale, possibile apportatrice dello stato psicofisico teso alla contemplazione nella preghiera, nel ricordo e nella credenza che l’erba sacra sia cresciuta sulla tomba di re Salomone – chiamato ‘il re saggio’ – e da esso ne tragga la forza”.
Perché un essere umano possa morire di un’overdose di marijuana, sarebbe necessario che ne assumesse circa 680 chilogrammi nel giro di 15 minuti.
Il primo acquisto mai avvenuto su Internet fu quello che vide gli studenti dell’Università di Stanford comprare un quantitativo imprecisato di marijuana dal MIT del Massachussets, al tempo in cui la rete esisteva solo tra i dipartimenti di informatica dei college statunitensi e si chiamava Arpanet.
Il possesso di cannabis è legale in Colombia, Ecuador, Perù, Spagna, Paesi Bassi, Corea del Nord, Uruguay e in alcuni stati degli Stati Uniti.
Tra il 40 e il 50 per cento di chi ha dichiarato di aver fatto uso di marijuana, lo ha fatto per un totale che non supera i 12 giorni nel corso della vita. Un altro 30 per cento dichiara invece di aver fatto uso di marijuana per un massimo di dieci giorni nel corso dell’ultimo anno.
Leggi l'articolo originale su TPI.it