LEAVING NEVERLAND – Wade Robson e Jimmy Safechuck hanno accusato più volte Michael Jackson di aver abusato sessualmente di loro. Ma ora in Leaving Neverland, il documentario in due episodi trasmesso da Hbo a partire dal 3 marzo 2019, i due lo fanno in maniera diretta oltre che drammatica.
Il film, infatti, racconta di come Robson e Safechuck, allora di 7 e 11 anni, conobbero negli anni Ottanata la popstar – scomparsa nel 2009 – soffermandosi sul loro soggiorno a Neverland Ranch, la residenza privata di Jackson in parte trasformata in un parco a tema per ricevere i bambini malati.
Dal primo incontro la superstar strinse un forte rapporto con le famiglie, al punto tale che portò i ragazzini con sé ai concerti e poi a casa, inizialmente con i genitori presenti. Il documentario, però, spiega anche come questi furono convinti a lasciare i figli sempre più soli con il cantante, cominciando a passare le notti con lui.
Perché la famiglie si lasciarono “persuadere” così facilmente? “Ti faceva volare in prima classe, con una limousine che ti aspettava all’aeroporto: è la vita di quelli ricchi e famosi”, dice la madre di Safechuck nel film. “Incontrai Sean Connery e per me era una cosa grossa. Aveva una bella cantina, ottimi vini, champagne. Una cosa che mi piaceva, insomma, una favola ogni sera”.
I due bambini, ormai adulti, nella pellicola sostengono di aver subito ripetutamente violenze sessuali di diverso tipo. Affermano, inoltre, di essere stati manipolati da Michael Jackson talmente tanto da giurare, durante il processo, che non fosse accaduto nulla. Secondo la loro testimonianza, l’artista gli aveva fatto credere che sarebbero andati in prigione. Jackson, comunque, non venne condannato anche per le diverse voci a suo favore.
Gli avvocati della popstar, sul documentario, hanno scritto in una lettera: “Leaving Neverland sarà ricordato come la pagina più triste nella storia di Hbo”.