Una ditta della Nuova Zelanda da 240 impiegati ha deciso di effettuare un esperimento per marzo e aprile 2018. Perpetual Guardian, che gestisce fondi, testamenti e proprietà, ha ridotto la settimana lavorativa di tutti i propri dipendenti per due mesi da 32 a 40 settimane e ha chiesto a dei ricercatori di misurare gli effetti del lavorare quattro giorni alla settimana sui propri impiegati.
I risultati sono stati sbalorditivi.
Il professor Jarrod Haar della Auckland University of Technology ha misurato i miglioramenti raccogliendo i dati con metodi quantitative e qualitativi e ha confermato che lavorare quattro giorni ha avuto effetti positivi sia sulla vita privata che su quella lavorativa dei dipendenti.
“I supervisori hanno detto che i lavoratori sono diventati più creativi, più partecipativi e puntuali, che non lasciavano il loro posto in anticipo e non prendevano più lunghe pause”, ha spiegato il professor Harr. “La loro performance finale non è cambiata svolgendo lo stesso lavoro in quattro giorni piuttosto che cinque”.
I livelli di stress riportati dallo staff sono scesi in media del 7 per cento in seguito all’esperimento, mentre l’impegno e il senso di affermazione sul posto di lavoro dei dipendenti è molto aumentato. La soddisfazione di vita è aumentata del 5 per cento.
Se lavorando cinque giorni a settimana il 54 per cento degli impiegati di Perpetual Guardian si diceva soddisfatto dell’equilibrio tra vita lavorativa e familiare, l’introduzione di un giorno libero in più ha fatto aumentare la percentuale a 78 per cento, con 24 per cento degli impiegati più contenti della nuova armonia.
Lo scopo del fondatore di Perpetual Guardian, Andre Barnes, era proprio quello di realizzare un equilibrio migliore tra vita privata e lavoro per i propri dipendenti. Voleva portarli a concentrarsi di più sulle proprie mansioni durante l’orario di lavoro, lasciando loro la libertà di godersi il tempo libero e far fronte agli impegni familiari per un giorno alla settimana in più.
Barnes sostiene che i risultati ottenuti dalla sua ditta mostrano che, nell’assumere i propri impiegati, i superiori dovrebbero contrattare sul quantitativo di lavoro da svolgere ogni settimana, piuttosto che sulle ore di lavoro.
“Un contratto dovrebbe essere basato su un livello condiviso di produttività. Se raggiungi gli stessi risultati in meno tempo, perchè dovrei tagliarti il salario?”, si è domandato.
Infatti, anche dal punto di vista dell’azienda, gli studi si sono rivelati molto soddisfacenti.
Il successo è stato spiegato dalla docente della University of Auckaland Business School Helen Delaney. “Gli impiegati hanno pensato a diverse innovazioni e iniziative per rendere il lavoro più efficente e produttivo, come l’automazione di processi manuali o la riduzione dell’uso di internet per quostioni non relative al loro lavoro”.
Secondo Delaney, i lavoratori si sono rivelati tanto entusiasti perché sono stati inclusi nella pianificazione dell’esperimento e hanno sentito di star giocando un ruolo importante nel far sì che una settimana di quattro giorni non risultasse in una minore produttività. Hanno lavorato in modo più intelligente, non di più.
Gli altri esperimenti per ridurre le ore di lavoro
L’iniziativa dell’azienda neozelandese per lavorare quattro ore non è però unica nel proprio genere.
Un esperimento simile era stato effettuato nella città svedese di Gothenburg: in quel caso, si erano voluti vedere gli effetti di una giornata lavorativa di sei ore sulla produttività degli impiegati. In quel caso, era stato dimostrato che gli impiegati riuscivano a completare la stessa mole di lavoro in meno tempo.
Ma quando, nel 2000, la Francia ha introdotto la settimana lavorativa di 35 ore alla settimana, le aziende si erano lamentate di un calo della produttività.
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