Kayne West, rapper, 41 anni, produttore, stilista di moda e innovatore culturale ha attraversato uno dei periodi più stressanti della sua vita e oggi racconta della crisi dalla quale sta lentamente uscendo.
Intervistato dal New York Times, il rapper cresciuto a Chicago ha dichiarato:
“Penso sempre alla possibilità di uccidermi. È sempre un’opportunità. Come ha detto Louis C.K.: “Sfoglio tutto il manuale”. Pondero tutte le possibilità”.
Dopodiché Kanye ha spiegato più nel dettaglio quanto abbia preso in considerazione il suicidio:
“Ora sto bene perché alla fine non l’ho fatto. Ma ci ho pensato seriamente e in maniera approfondita. Se non avessi riflettuto su questa possibilità, ci sarebbero state più possibilità che potesse davvero succedere”.
Nel 2016 il poliedrico artista statunitense è stato vittima di un esaurimento nervoso che lo ha portato al ricovero. Al termine delle cure gli è stato diagnosticato un disturbo dello spettro bipolare.
Infine ha rivelato di aver temuto l’abbandono di sua moglie – Kim Kardashian – dopo i controversi commenti sulla schiavitù rilasciati durante un’intervista per TMZ di qualche mese fa:
“C’è stato un momento dopo quell’intervista, circa una settimana dopo, quando il nostro rapporto ha raggiunto un punto davvero basso, e io ho chiamato diversi membri della famiglia per chiedergli se Kim avesse intenzione di lasciarmi.
“Pensavo al suicidio. Ero sotto farmaci, tenevo le spalle sempre basse e la fiducia in me stesso se n’era andata”.
È stata proprio la moglie, Kim Kardashian West, a convocare Tony Robbins, il formatore motivazionale per una sorta di intervento di emergenza.
La guarigione non è stata istantanea ma è stato l’inizio della ripresa.
Kanye West ha preso in considerazione il suicidio e lo ha dimostrato anche nell’album che si apre con il singolo “I Thought About Killing You”.
Ye, il nuovo disco di West, è stato registrato nel Wyoming (una roccaforte della destra bianca, già questa è una provocazione).
È un album autobiografico, un po’ come tutti i suoi lavori. Ma stavolta al centro delle canzoni non c’è il solito super uomo spaccone al quale eravamo abituati, o perlomeno non solo quello. C’è una persona in ginocchio, che spesso cerca risposte senza trovarne.
In alcuni brani, come in She wouldn’t leave, West sembra quasi scusarsi per tutte le sue uscite a vuoto degli ultimi mesi (l’appoggio a Trump e l’assurda dichiarazione sulla schiavitù come “una scelta”, giusto per citare le due più clamorose) che l’hanno reso un personaggio sempre più contraddittorio, per non dire di peggio.
In Ye ricorrono parole cupe e negative come “minaccia”, “errore”, “fantasmi”.