Grammatica italiana, questa sconosciuta. Pare che, quando si tratta di punteggiatura, apostrofi, accenti e congiuntivi, la maggior parte degli italiani sia piuttosto ignorante.
Stando a uno studio portato avanti da Libreriamo in occasione della 18esima Settimana della lingua italiana nel mondo, ben 7 italiani su 10 (vale a dire il 71 per cento) hanno una conoscenza insufficiente della nostra lingua e commettono errori grammaticali grossolani.
In cima alla lista degli errori grammaticali più comuni troviamo il corretto uso dell’apostrofo (un evergreen è qual’è al posto di qual è). Secondo lo studio sopracitato, il 45 per cento degli italiani non conosce le regole legate all’apostrofo. Troviamo poi errori legati all’uso del condizionale e del congiuntivo (34 per cento) e alla punteggiatura (31 per cento).
Lo studio si basa sull’osservazione di un campione di 8 mila italiani di età compresa fra i 18 e i 65 anni realizzato con la metodologia WOA (Web Opinion Analysis). La ricerca ha permesso di stilare una lista dei dieci errori grammaticali più comuni fatti dagli italiani. Eccola.
Al primo posto, la bestia nera della grammatica italiana, trappola in cui cadono anche i più insospettabili. Chiariamolo una volta per tutte: si scrive qual è. Senza apostrofo. Senza eccezioni. Al 76 per cento degli italiani, questa regola resta sconosciuta.
Il 68 per cento degli italiani fa un uso scorretto degli apostrofi, specialmente quelli che seguono gli articoli indeterminati un e una. In realtà, la regola di base è piuttosto semplice. Quando, dopo l’articolo indeterminato, segue un sostantivo che inizia con una vocale di genere maschile, l’apostrofo non ci vuole. Diversamente, quando il sostantivo che inizia con una vocale è di genere femminile, l’apostrofo ci vuole. Di conseguenza si scrive: un amico senza apostrofo, ma un’amica con l’apostrofo.
Altra bestia nera di tanti italiani, più e meno giovani. Secondo lo studio pubblicato sul sito di Libreriamo, ben il 69 per cento degli italiani non mette i congiuntivi al posto giusto. La causa di questa ignoranza potrebbe derivare dall’inezia di tanti nostri compatrioti. “Quel che conta è che sei qui”, si dice spesso. Questa semplificazione della nostra lingua è ormai entrata nell’uso corrente, ma non dobbiamo dimenticarci che la formulazione corretta è: “Quel che conta è che tu sia qui”.
Il 65 per cento degli italiani sbaglia l’uso dei pronomi personali. “A Marta sta bene quel vestito” diventa: “le sta bene quel vestito”, non “gli sta bene quel vestito.”
Più della metà degli italiani ha grosse esitazioni quando si tratta di piazzare quelle c e quelle q insidiose. Se la corretta ortografia di scuola e squalo non pone problemi a nessuno, le penne o le dita sulla tastiera si bloccano improvvisamente quando c’è da scrivere parole come proficuo, evacuare o innocuo, che vogliono la c e non la q. Il 58 per cento degli italiani cade proprio su queste eccezioni della nostra lingua.
Il 47 per cento dei nostri connazionali non sa quando non scrive questa parola correttamente. A seconda del suo utilizzo, ne può richiedere o meno l’accento. Per saperlo, basta interrogarsi sul ruolo di ne/né in un determinato contesto. Quando è usato come negazione, né vuole l’accento: “Non mi piace né questo né quello”. Al contrario, quando è usato come pronome partitivo ne si scrive senza accento: “Queste pesche sono davvero buone, ne comprerò un’altra”.
Gli errori di punteggiatura sono fra i più comuni nella lingua italiana. Virgole, punti e virgola, due punti… quando mettere cosa? Il 41 per cento degli italiani non lo sa con esattezza.
In questo caso, la soluzione è semplice, in quanto non ci sono ragionamenti da fare, ma solo una semplice regola universale da ricordare: un po’ si scrive sempre con l’apostrofo. Non esistono eccezioni. Un po’ è infatti l’abbreviazione di un poco. Le ultime due lettere sono cadute e “in loro memoria” resta l’apostrofo. Malgrado la semplicità di questa formula, ben il 39 per cento degli italiani sbaglia a scrivere “un po’”.
Questo errore riguarda il 35 per cento degli italiani, che scrivono o dicono, ad esempio, E io al posto di Ed io, o A Anzio al posto di Ad Anzio. La cosiddetta d eufonica si applica quando la parola che segue inizia con una vocale. Il 35 per cento degli italiani non conosce questa legge.
Molti italiani si confondo (il 31 per cento). D’accordo si scrive con l’apostrofo perché è l’abbreviazione di di accordo.
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