Gabriele Corsi: “Lotto con l’Alzheimer di mio padre per essere ancora figlio”
Gabriele Corsi, conduttore e componente del Trio Medusa, ha mostrato un lato inedito di sé parlando della malattia che ha colpito suo padre.
Intervistato dal Corriere della Sera, il presentatore ha parlato della sua storia di dolore raccontata anche nel suo libro, Che bella giornata speriamo che non piova, prossimamente in uscita: “Lotto con il suo Alzheimer per essere ancora figlio. È fragile come un uccellino. E io non mi vergogno di piangere. Quello nel libro è il vero Gabriele”.
La malattia è arrivata due anni come un fulmine a ciel sereno: “Nei primi test cognitivi fregava i medici. Faceva i calcoli alla perfezione ma poi non ricordava che giorno fosse. Un giorno è finito sull’A1 senza sapere perché e il peggioramento è stato fulmineo”.
“Per giorni neanche ti guarda. A volte dico: oggi papà stava bene. Ma me la racconto? Non c’è possibilità di verifica” ha aggiunto Gabriele Corsi parlando delle condizioni di salute del padre.
Il suo libro si apre con una poesia, diventata virale sui social nei giorni scorsi: “Fammi essere ancora figlio. Solo una volta. Una volta sola… Per una volta, ancora, fammi sentire al sicuro”.
“C’è tutto quello che gli ho detto solo ora che è troppo tardi. Fondamentalmente, che gli voglio bene. Ora, so che le cose bisogna dirsele subito e mi sono liberato di tanti fardelli inutili. Quando sono andato da mia figlia che canta jazz a New York, tornando in aereo, piangevo a dirotto. La hostess è venuta a dirmi: le devo chiedere di piangere più piano, perché sta disturbando. Ma non mi vergogno più del pianto”.