“Più che razzista, definirei Salvini xenofobo, che vuol dire un’altra cosa anche se i due termini vengono spesso accostati e confusi”. Francesco De Gregori si racconta in una lunga intervista a “Vanity Fair” dove “bacchetta” chi fa uso di generalizzazioni: il riferimento è a Romano Prodi che aveva definito il vicepremier leghista un “razzista”.
“La semplificazione di problemi come immigrazione o globalizzazione mi sembra sbagliata”, spiega il cantautore romano, “E l’uso di una parola così netta, che ha un significato così variabile nella storia del mondo, che si applica a situazioni diversissime, dal razzismo degli Stati dell’America profonda all’antisemitismo europeo del ’900, mi sembra superficiale come spesso è stato l’uso dell’aggettivo fascista o comunista attribuito al nemico politico solo per evitare di scendere sul piano della contestazione critica”.
Nel corso dell’intervista al settimanale di Condé Nast l’artista ci tiene a specificare come sia stato sempre lontano dalle etichette e dal conformismo: “La storia siamo noi, Viva l’Italia. Le ho scritte, certo. Prendendo però sempre le distanze da una certa mitologia della sinistra. Non avrei mai scritto una canzone su Guevara o su Carlo Giuliani. Non sono certo un reazionario, ma ho sempre diffidato della superideologizzazione. (…) Da ragazzo, quando mi chiedevano per chi voti, lo dicevo. Quella formula: ‘Il voto è segreto’, mi sembrava il manifesto del doroteismo”.
E aggiunge: “Non mi piace parlare di politica accorciando i ragionamenti e tagliando le cose in maniera schematica come i politici di professione, anche per un ovvio ritorno elettorale, fanno regolarmente. Le ricette suggerite e gli slogan sono quanto mai semplicistici. E io alla semplicità, nella vita, aspiro davvero. Ma nella schematizzazione della politica non mi riconosco. La politica è cosa complicata e su certi temi vorrei sentire ragionare con assunti che vadano oltre lo slogan”.
De Gregori, 68 anni il prossimo 4 aprile, rassicura anche i suoi fan in quanto non avrebbe intenzione di ritirarsi dalle scene: “L’idea di essere su un palco da più di 50 anni non mi terrorizza, ma sicuramente mi stupisce”.
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