“Il gin tonic ha salvato più vite e menti di inglesi, che tutti i medici dell’Impero”, diceva Sir Winston Churchill.
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Il gin è stato a lungo considerato come una piaga sociale, accusato di assuefazione e depredazione. Iniziò a riconquistare una certa credibilità quando fu associato a un siero amaro che combatteva la malaria.
Il gin è un distillato secco ottenuto dalla distillazione di un fermentato derivato dal frumento e dall’orzo in cui viene messa a macerare una miscela di spezie, erbe, radici, piante e le famose bacche di ginepro, che le danno quel preciso profumo e gusto.
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Chi beve più Gin?
Se una volta il primato era degli inglesi, nell’era moderna sono i i filippini i maggiori consumatori di Gin al mondo. Il liquore è arrivato nelle Filippine nel periodo della colonizzazione spagnola, e la distilleria Ginebra San Miguel, fondata nel 1834, rimane il principale produttore di gin del paese. La base è la canna da zucchero coltivata localmente, simile al rum.
Il Gin e il succo di pomelo, l’antenato del pompelmo originario del sud est asiatico, (noto come Gin Pom) è considerato il cocktail più popolare del paese, insieme alla birra Expired aromatizzata con il gin.
La Slovacchia si aggiudica il secondo posto nella classifica del consumo del liquore. La presenza del paese vicino al podio è dovuta all’amore nazionale per il Borovička, un liquore locale a base di bacche di ginepro.
I quattro tipi di Gin
London Dry
Considerato il più pregiato, dallo stile classico, questo tipo di gin è ottenuto con la distillazione di alcol etilico agricolo con bacche di ginepro e di altri prodotti vegetali. Il ginepro è il sapore dominante, anche se spesso si sentono note di agrumi. Le marche più note del London dry sono: Beefeater, Tanqueray, Bombay Sapphire.
Vecchio Tom
Più secco dell’olandese Genever, ma più dolce del London Dry. L’Old Tom era originariamente un tipo di gin zuccherato, prodotto intorno alla metà del diciottesimo secolo.
La dolcezza che lo contraddistingue dagli altri tipi di liquore è dovuta alla maggiore quantità di liquirizia presente nella distillazione.
Non ha un retrogusto di liquirizia però, gli esperti ci tengono a precisare che quel diverso equilibrio di ingredienti influisce solo sulla trama e sulla “percezione del gusto”.
Questo gin invecchia in botti di vino, qui la ragione del suo colore caramellato. Le marche più note: Ransom, Hayman’s, Jensen’s.
Genever
Lo stile originale del gin. Il Genever è nato in Olanda nel sedicesimo secolo. Simile al whisky con una base di grano maltato, il suo sapore è più robusto.
La differenza tra il gin secco e il Genever sta nel ginepro, che in questo tipo non è il sapore predominante. Gli aromi aggiunti possono essere chiodi di garofano, cumino, zenzero e noce moscata.
Le marche più note: Boomsma, Bols, Anchor Genevieve.
Plymouth
Prodotto esclusivamente nella città di Plymouth, nel Devon, in Inghilterra, solo una distilleria lo produce ed è una delle più antiche distillerie registrate nel Regno Unito.
Questa varietà è più secca del London Dry ed è caratterizzata da note speziate di semi di coriandolo, bucce d’arancia essiccate, cardamomo, radice di Angelica e radice di Iris. L’unica marca è il Plymouth.
New American
Uno stile moderno di gin “artigianale”, si riferisce a tutti i nuovi stili di gin che utilizzano lo stesso processo di distillazione di base.
Il più comune e conosciuto è l’Hendrick’s, altre marche sono Aviation e Dry Fly.
Un po’ di storia
Nel diciottesimo secolo a Londra il gin era considerato alla stregua di una droga e si diffuse una vera e propria moda del Gin, chiamata The Gin Craze.
Il gin divenne popolare in Inghilterra intorno al 1688, quando Guglielmo d’Orange salì al trono e portò con sé “l’acqua aromatizzata” dall’Olanda. I soldati inglesi di stanza nei Paesi Bassi hanno coniato l’espressione dutch courage, che dava appunto coraggio ai soldati olandesi.
L’eccessivo consumo di alcol nella Perfida Albione creò problemi sociali e grida di protesta. Le bettole londinesi che offrivano gin, per la prima volta concessero alle donne di bere insieme agli uomini e il nettare si guadagnò l’appellativo di “Mother’s Ruin”, la rovina delle madri, perché si credeva che questa nuova abitudine delle signore potesse portare le madri a trascurare i propri figli e condurle alla leggerezza di costumi sotto gli effetti dell’alcol.
La situazione sfuggì di mano al popolo: il gin era economico, riscaldava le pance vuote e procurava un po’ di sollievo da una vita dura e brutale.
Nel 1730, a Londra si potevano trovare circa 7mila negozi di gin. La versione inglese del distillato era molto più potente della sua controparte olandese perché conteneva più additivi tossici e miscelatori potenzialmente fatali come la trementina e l’acido solforico.
Nel 1743 si arrivò al picco: in Inghilterra ogni persona consumava fino a 10 litri di gin all’anno, ma il dato preoccupante era che il consumo si stava diffondendo anche tra i minori. Il tasso di mortalità di Londra in quegli anni superò quello di natalità.
Il Parlamento decise di intervenire e approvò una serie di leggi, meglio note come Gin Acts, che limitarono la produzione della bevanda alcolica.
Per Gin Acts si intende la serie di leggi emanate nel Regno Unito tra il 1729 e il 1751 con l’obiettivo di ridurre il consumo di gin nel paese.
La classe operaia britannica di quel periodo consumava il distillato senza controllo e in grandi quantità. In quegli anni una parte del salario degli operai veniva corrisposta in liquore e le conseguenze furono disastrose: l’incremento dell’alcolismo raggiunse livelli molto pericolosi per l’ordine pubblico.
Il primo ministro dell’epoca Robert Walpole innalzò la tassa di distillazione per arginare la produzione e il consumo del liquore.
I londinesi si riversarono nelle strade della città cantando “no gin, no king” in segno di protesta.
Fu solo dopo a partire dal 1751 che la mania del gin cominciò a diminuire, secondo lo storico e scrittore Peter Ackroyd la ragione di questo calo di popolarità del gin era dovuto alla prorompente nuova moda del tè, decisamente più salutare.
“Ginflazione”
Il gin è diventato di recente parte del “carrello della spesa” del Regno Unito, una lista ipotetica di beni per la casa usati per calcolare l’inflazione.
Il suo consumo ha attirato l’attenzione degli statistici della nazione come l’Office for National Statistics (ONS). Altre aggiunte al carrello della spesa del 2017 includevano biscotti ricoperti di cioccolato, sciroppo per la tosse, caschi per biciclette e scooter per bambini.
Arte
“Gin Lane” era un’incisione satirica dell’artista William Hogarth, realizzata a sostegno del Gin Act del 1751.
La raffigurazione mostra delle scene raccapriccianti: bevitori di gin incattiviti dall’alcol, scene di infanticidio, malattie.
La più spaventose delle immagini è quella in primo piano che raffigura una donna ricoperta di piaghe sifilitiche, che lascia cadere il suo bambino dalle scale perché intenta a raccogliere del tabacco.
Il gin contro la malaria che diede vita al Gin Tonic
I coloni britannici che occuparono il continente indiano intorno al 1800 dovettero fronteggiare un nuovo nemico a loro sconosciuto, la malaria, che rischiò di decimare l’esercito britannico d’istanza nel Paese.
La malattia quasi letale era veicolata attraverso la puntura zanzare.
I medici per fronteggiare ai primi decessi dei coloni ricorsero al chinino, una pianta di origine sudamericana dalle proprietà terapeutiche.
Il chinino antimalarico, derivato dalla corteccia degli alberi di Cinchona, era efficace ma dal gusto orribile. Così i soldati lo mischiarono con zucchero e aggiunsero del gin per smorzare l’intensa amarezza.
E fu così che nacque il gin tonic, uno dei cocktail più apprezzati.