Nell’oceano Indiano, e precisamente nell’arcipelago delle isole Andamáne, si trova l’isola di North Sentinel. Lì vive una tribù completamente isolata dal resto del mondo.
Questa tribù, i cui abitanti sono stati soprannominati Sentinelesi, resiste a tutti i contatti con l’esterno da 55mila anni e attacca aggressivamente chiunque osi avvicinarsi all’isola.
La tribù dei Sentinelesi
La tribù dell’isola è caratterizzata da un’organizzazione di tipo cacciatori/raccoglitori, e si sostenta grazie a caccia, pesca e alla raccolta di piante selvatiche.
Gli abitanti dell’isola hanno una conoscenza della tecnologia pari a quella che avevano gli ominidi del Paleolitico, vale a dire un limitato uso dei primi strumenti in pietra.
Il linguaggio usato dagli abitanti della tribù, battezzato Sentinelese, è completamente sconosciuto e radicalmente differente dalla lingua Jarawa, parlata nel villaggio più vicino all’isola.
Dal momento che è quasi impossibile avvicinarsi all’isola, è difficile capire da quanti abitanti sia composta la tribù. Le stime variano da 15 a 400 persone.
L’isola, presumibilmente colonizzata più di 55mila anni fa, a seguito delle primo migrazioni africane, è rimasta nel più completo isolamento.
I Sentinelesi sono fisicamente bassi, hanno la pelle molto scura e i capelli crespi. E le loro abitazioni sono capanne senza pareti laterali. Il pavimento è costituito da foglie di palma e di altri alberi, ed ha un’ampiezza di 12 metri quadrati.
La lavorazione dei metalli è stata completamente ignorata dai Sentinelesi per migliaia di anni, fino al momento in cui affondarono due navi portacontainer, alla fine degli anni Ottanta, nei pressi dell’isola.
Grazie al ferro ricavato dai relitti delle navi, i Sentinelesi ricavarono alcuni utensili utili.
Per quanto riguarda, invece, gli strumenti per la caccia, utilizzano giavellotti, archi, asce e martelli. Gli archi possono avere tre tipi di frecce: una per la pesca, una per la caccia, e un’ultima, senza punta, per intimidire i nemici.
Per andare a pesca e navigare nel mare intorno all’isola usano canoe e bilanciere.
Con le asce e i martelli costruiscono anche oggetti di uso quotidiano come cesti e contenitori in legno.
Infine il fuoco viene mantenuto sempre acceso all’interno delle capanne, grazie all’utilizzo di fiaccole di resina e braceri.
Forti e orgogliosi, gli abitanti dell’isola sono fieri e sani, e da ciò che si è potuto constatare a distanza, ci sono sempre molti bambini e molte donne incinta.
I tentativi di contatto da parte della civiltà
Nella seconda metà dell’Ottocento il funzionario britannico M.V. Portman, sbarcò con la sua squadra sull’isola nella speranza di entrare in contatto con la tribù, ma trovò l’isola disabitata.
Presumendo che gli abitanti della tribù si fossero rifugiati nella foresta, continuò la sua ricerca per giorni. Trovò una coppia di anziani e alcuni bambini. Tutti furono “rapiti” e portati a Port Blair, la capitale delle isole.
In breve tempo gli anziani, privi del sistema immunitario adatto, si ammalarono e morirono; i bambini, invece, anch’essi malati, furono riportati sull’isola con numerosi regali.
Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta le autorità indiane effettuarono numerosi viaggi verso l’isola, sperando di entrare in contatto con la tribù. Portavano con sé regali di ogni genere per tentare l’avvicinamento.
A volte i Sentinelesi rispondevano con gesti amichevoli, ma altre volte, invece prendevano i doni, li nascondevano nella foresta e, prima di fuggire, scagliavano una pioggia di frecce verso gli estranei.
Il primo contatto dei Sentinelesi con la civiltà
Il primo vero contatto – e probabilmente l’ultimo – dei Sentinelesi con la civiltà ci fu nel 1991: durante una spedizione guidata dallo studioso T.N. Pandit.
Per la prima volta gli abitanti della tribù fecero capire a gesti di volere i doni, tanto da avvicinarsi senza armi ed entrare nell’acqua in direzione della barca per raccogliere ciò che veniva gettato.
Questo, comunque, fu il primo e ultimo contatto della tribù con l’esterno. Tutti gli altri episodi furono caratterizzati da una profonda violenza e dall’aggressione immediata.
Per questo motivo, dopo lo tsunami del 2004 e numerosi tentativi di contatto, le autorità indiane dichiararono che non ci sarebbero stati altri viaggi verso l’isola.
Infatti, essendo i Sentinelesi in salute e felici, non c’era motivo di mettere a rischio la vita dei funzionari e quella degli abitanti della tribù, che avrebbero potuto facilmente ammalarsi entrando in contatto con la civiltà.