Il 14 novembre Carlo d’Inghilterra compie 70 anni, un’età che coincide con la meritata pensione, per tutti tranne per lui che deve ancora iniziare a lavorare.
Il suo è il mestiere di re, quando e se accadrà, vista la tempra di mamma Elisabetta che ad abdicare non pensa proprio. Lo disse chiaramente alla sua cerchia ristretta di confidenti nel 2013 con l’annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI: “Io non lo farà mai”. L’apprendistato di Carlo è iniziato il 6 febbraio 1952, 66 anni fa, quando sua madre diventò regina.
Da allora segui un percorso di tappe obbligate. Quale erede legittimo al trono fu nominato duca di Cornovaglia, duca di Rothesay, Conte di Carrick, Barone di Renfrew, Signore delle Isole, Principe e Gran Steward di Scozia. All’età di 9 anni divenne principe di Galles, ma l’investitura arrivò solo nel 1969, perché ne comprendesse pienamente il significato, così decise la madre.
Quanto basta per capire che, sempre, tutto sarebbe dipeso da lei. Nel 1978, in occasione del suo 30esimo compleanno, stato presentato come ‘l’uomo che sarà re’ sulla copertina del Times. Da allora sono trascorsi altri 40 anni e lui è sempre in lista d’attesa.
Quattro decenni che cambiano le priorità: da scapolo d’oro della nobiltà europea alla guida di un Aston Martin per esibire le sue conquiste, a quasi 4 volte nonno, preoccupato per i suoi nipoti per il mondo che verrà.
Nel frattempo che Elisabetta macinava record su record, diventando la sovrana più longeva di sempre, altrettanti, al ribasso, ne infrangeva il figlio. Se esistesse un podio per la pazienza Carlo ne occuperebbe di diritto tutti e tre i gradini, in qualità di erede e futuro re più anziano e come principe di Galles più longevo.
Primati arrivati rispettivamente nel 2011, 2012 e 2017. Con un patrimonio di 400 milioni di sterline è diventato anche l’apprendista più pagato del mondo.
Tuttavia, alla ricerca continua di un’identità per uscire dall’ombra della madre, alla soglia dei 70 anni è riuscito a rivoluzionare la corona inglese, concentrando oneri e onori solo alla linea di successione diretta al trono, i suoi figli. Della monarchia “slim” ne ha fatto una battaglia per lo sopravvivenza della dinastia stessa, ma sono molti i temi su cui si è apertamente schierato.
Paladino dell’arte, nel 1984 ha puntato il dito contro l’architettura moderna in un celebre discorso al Royal Istitute of British Architects, è stato precursore di argomenti oggi all’ordine del giorno, come le cause ambientali e il cambiamento climatico, arrivando anche ad interferire con l’attività di governo.
Intromissioni, ribattezzate “black spider memos”, che la stampa non gli ha mai perdonato. Impopolare per queste prese di posizione oggi, in un documentario della BBC, promette che da re non si intrometterà negli affari politici.
Ma siccome la natura gli ha dato ragione, nel 2006 si è tolto qualche sassolino dalla scarpa dicendo: “Spero che sarò un po’ più apprezzato per il mio contributo al Regno Unito…dopo la mia morte”.
È con lo humour, ereditato dalla madre e affinato grazie al suo programma radiofonico preferito “Goon Show” fin da quando era bambino, che il principe ha sempre affrontato imbarazzi e difficoltà.
Sono stati lo sport e le scuole a formargli il carattere: il calcio per essere come tutti gli altri bambini, perché non esistono deferenze sul campo di gioco, l’istituto Gordonstoun in Scozia, per imparare il senso del dovere a forza di docce ghiacciate all’alba e l’università di Cambridge in cui si è laureato in storia e arte per ampliare la sua personalità; una prima assoluta, per un erede al trono, non ricevere un’educazione privata.
Con le donne di famiglia, il rapporto privilegiato è sempre stato quello con la nonna, la regina madre, che si è sostituita come e quando ha potuto fino alla sua morte nel 2002 a 101 anni, ad Elisabetta impegnata con la ragion di Stato.
Un lutto che, nonostante l’età, per Carlo sembrava tanto lontano: “non pensavo potesse arrivare questo giorno’ disse durante i funerali. Cocco di nonna, ma soldatino di mamma, con Elisabetta Carlo ha conosciuto solo regole e disciplina, infrante in diretta nazionale lo scorso 21 aprile in occasione dei 92 anni della sovrana quando dal palco del Royal Albert Hall di Londra il principe si è rivolto a Sua Maestà chiamandola ‘Mummy’, scatenando così gli applausi del pubblico e lo stupore di Elisabetta.
Con un popolarità tiepida, al 48 per cento secondo YouGov, Carlo rimane ben distaccato dalla regina e dai figli William e Harry, ormai protagonisti della dinastia 2.0.
Ma finalmente dopo gli anni bui al fianco di Diana può tirare un respiro di sollievo. Diana per lui fu la moglie scelta a tavolino dalla corte inglese: 18 anni e di nobili origini era la candidata perfetta per i Windsor.
Il matrimonio, il 29 luglio 1981 seguito in mondovisione da 750 milioni di telespettatori, coincise con il loro 14esimo incontro e le premesse non furono delle migliori. Scambiandosi le promesse Diana invertì i 4 nomi del principe e pronunciò per primo quello di Filippo.
L’errore fu notato da Andrea che scherzando disse alla principessa del Galles: ‘hai appena sposato mio padre’. Che il castello delle favole sembrasse già più reality che reale si capì il giorno stesso del fidanzamento quando il giornalista chiese: ‘siete innamorati?’, e Carlo rispose “si qualsiasi cosa significhi amore”.
Una frase che lasciò Diana traumatizzata ma che interpretava perfettamente il significato che il principe attribuiva a quel sentimento. In fondo lui da scapolo aveva riflettuto a lungo sull’amore ed era giunto alla conclusione che un solido matrimonio non si basa su un sentimento folle, ma su un rapporto di interessi reciproci, di rispetto e complicità. Il ritratto di Camilla, più evidentemente, una perfetta intesa sessuale da ciò che lasciarono intendere certe registrazioni.
Camilla è la sua vera donna del destino, quella che la madre gli nega perché non di sangue blu, il terzo incomodo nel matrimonio con Diana e il nemico numero 1 dell’opinione pubblica dopo la morte della principessa del Galles. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e nessuno, ma proprio nessuno oggi può dire che Camilla non sia la mezza mela di Carlo.
La loro prima uscita pubblica risale al 1999 e due anni dopo avvenne l’incontro con i figli del principe, William ed Harry, schierati al fianco del padre anche nel giorno del matrimonio celebrato a Windsor e in assenza della regina in quanto capo della Chiesa anglicana, nel 2005. Loro, i ragazzi, sono stati la miglior risposta alla stampa che raccontava di lotte in famiglia per una relazione mal tollerata.
Se i rapporti tra media e Carlo sono sempre stati difficili, tutto il contrario è successo con William ed Harry, eredi indiscussi del fascino di Diana, i quali si affidarono a giornali e televisioni per ringraziare Camilla di rendere così felice il padre e ricordare quanto sia stato presente e meraviglioso con loro, ma con l’augurio futuro di trascorrere più tempo con i nipoti. Per il trio di casa Cambridge, guidato da George, il principe-nonno è ‘Grandpa Wales’, un omaggio a Giorgio V che la regina chiamava ‘Grandpa England’.
Con 546 impegni pubblici in agenda lo scorso anno e alla guida di 400 associazioni di beneficenza, le giornate del principe iniziano con la prima colazione alle 7 di mattina per proseguire tra appuntamenti ufficiali e momenti privati, dedicati ai suoi interessi: lettura, scrittura e pittura.
I suoi acquarelli in 20 anni gli hanno fruttato 2 milioni di sterline di guadagni che ha donato alle sue associazioni benefiche.
Elegante, più di qualsiasi altro uomo al mondo, dedica al suo guardaroba due intere stanze di Clarence House, la sua residenza, che vorrebbe mantenere anche dopo, quando e se accadrà, al posto di Buckingham Palace. Ma accadrà.
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