I capi Burberry invenduti non saranno più bruciati. Ad annunciare la svolta ambientalista è il marchio britannico, che cambia rotta rispetto al passato, quando accessori e abiti venivano spediti negli inceneritori.
La casa di moda era finita al centro delle polemiche per questa sua abitudine che aveva lo scopo di proteggere il marchio da furti e contraffazioni. Gli ambientalisti avevano protestato sostenendo che fosse uno spreco e un danno ambientale enorme bruciare capi nuovi. Da ora in poi l’invenduto di Burberry sarà riciclato o donato.
“Il lusso moderno non può prescindere dalla responsabilità sociale e ambientale e questo per noi è fondamentale e sarà la chiave del nostro successo a lungo termine, ha detto il ceo di Burberry, Marco Gobbetti.
Perché Burberry bruciava i capi invenduti
Nel solo 2017 l’esclusivo brand ha bruciato abiti, accessori e profumi invenduti del valore di 31 milioni euro milioni per proteggere il suo marchio.
Il motivo? Per tutelare la “proprietà intellettuale” delle creazioni e soprattutto per evitare la contraffazione o le vendite sotto costo.
I vertici dell’azienda avevano preso la decisione quindi di bruciare i resti di magazzino. “Abbiamo cura dei nostri processi di smaltimento prodotti, per ridurre al minimo le eccedenze di ciò che produciamo”, ha dichiarato un portavoce di Burberry.
Per quanto riguarda la tutela dell’ecosistema, prima della marcia indietro di oggi, l’azienda aveva rassicurato gli ambientalisti: l’energia generata dalla combustione dei suoi prodotti infatti è stata catturata, per renderla compatibile con l’ambiente.
La cifra dei prodotti inceneriti corrisponde a quella che Burberry avrebbe potuto guadagnare vendendo a prezzo pieno 20mila modelli dell’iconico “trench”, secondo il Times.
L’azienda ha già utilizzato la stessa tecnica in passato: negli ultimi cinque anni, Burberry ha bruciato prodotti per un valore complessivo di 90 milioni di sterline, vale a dire circa 100 milioni di euro.
La stessa pratica è stata adottata anche dalla catena di moda low cost svedese H&M, ma gli ecologisti, nonostante le rassicurazioni delle aziende sulla pratica, continuano a protestare.
“Burberry ha cura dei processi di smaltimento del prodotto per ridurre al minimo la quantità di eccedenze che produciamo. Nelle occasioni in cui è necessario smaltire i prodotti”, aveva dichiarato il brand britannico in una nota.
“Lo facciamo in maniera responsabile e continuiamo a cercare modi per ridurre o rivalutare i nostri rifiuti. Questa è una parte fondamentale della nostra strategia da qui al 2022 e abbiamo stretto collaborazioni e partnerhip con alcune organizzazioni. Un esempio su tutti è la nostra partnership con la Make Fashion Circular Initiative della Ellen MacArthur Foundation, in cui ci uniamo ad altre organizzazioni leader per lavorare verso un’economia circolare della moda”.