Per la prima volta Federica Pellegrini, la duecentista più forte della storia del nuoto e uno dei più importanti atleti che l’Italia abbia mai avuto, racconta tutta la sua storia nell’autobiografia letteraria Oro, che arriva in libreria il 16 maggio per La nave di Teseo.
Nel libro ci sono la fatica, la passione, che cosa significhi stare davanti ai riflettori dall’età di quattordici anni. Gli allenamenti, gli amori, le sconfitte e le vittorie. “Quando vedo il tabellone prendo a schiaffi l’acqua della piscina: sì, stavolta ce l’ho fatta! Incrocio lo sguardo di Alberto e scoppiamo a piangere come due scemi. Oro e nuovo record del mondo, 1’54”82″ racconta Pellegrini, nata a Mirano, in provincia di Venezia, il 5 agosto 1988. Amata e temuta, due medaglie olimpiche, diciannove medaglie mondiali, trentasette medaglie europee, centotrenta titoli italiani, undici record del mondo, cinque Olimpiadi con altrettante finali nei 200 stile libero (unica nel nuoto femminile mondiale), Federica Pellegrini, la Divina, si è ritirata nel 2021, a trentatré anni e oggi è membro della Commissione atleti del Cio. È in gara con il marito Matteo Giunta, come Novelli Sposi, a Pechino Express, in onda su Sky.
“Le gare non sono mai state una passeggiata per me, ma quella lotta all’ultimo respiro io la cercavo. Se capivo di dover entrare in acqua e combattere alla morte, l’adrenalina mi scorreva ed ero felice. La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararsi all’assalto, come il lupo che prima di andare a caccia per affrontare la lotta digiuna, dimagrisce. La fame o l’inappetenza non erano solo forme nervose, ma manifestazioni di un atavico istinto al combattimento” racconta nel libro.
“All’inizio, quando ero solo una ragazzina, mi sentivo un vuoto dentro che riempivo con le vittorie, ma dopo un po’ non era più quello. Da un certo punto in poi l’ho fatto solo per me stessa. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie. Le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l’unica a sapere che sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Io ero il lupo. Cosa ne sapevano gli altri, chi aveva vissuto anche solo la metà di quello che avevo vissuto io? Questo fa di me una stronza?” spiega l’atleta che il 17 maggio alla Libreria Mondadori Duomo alle 16 parlerà di Oro in un incontro con i giornalisti e alle 18 presenterà il libro con Elena Stancanelli.